I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno confermato la condanna sancita in primo grado per C.B., il 57enne idraulico sangiulianese accusato di aver ucciso la sua ex compagna, la 43enne A.B.
Per l’uomo, quindi, rimane la pena dell’ergastolo (più un anno e mezzo per atti persecutori), senza il riconoscimento di alcuna attenuante generica.
La sentenza è stata pronunciata nella giornata di ieri, mercoledì 5 marzo, e segue di 9 mesi esatti quella di primo grado, risalente al 6 giugno 2013.
Gli avvocati difensori del 57enne hanno tuttavia già annunciato il ricorso in Cassazione, insistendo sul fatto che il processo si stia svolgendo solo su basi indiziarie, mancando di fatto la confessione e l’arma del delitto.
Sul 57enne, che è detenuto a San Vittore da marzo 2012, pesano indizi definiti “gravi e precisi” dalla Corte, aggravati dagli atti persecutori per cui A.B. lo aveva già denunciato. I fatti risalgono a febbraio 2012, quando C.B. e A.B. furono protagonisti di una furiosa lite in via Turati a San Giuliano, al termine della quale la donna era deceduta.
L’autopsia eseguita sul cadavere aveva evidenziato la presenza di un piccolo foro all’altezza del cuore della 43enne, che si è ritenuto essere compatibile con un piccolo coltello che C.B. utilizzava come portachiavi.