Avrei voluto iniziare questo racconto con le note positive dell’incontro che si è tenuto al Cinema Troisi di San Donato Milanese nella mattinata del 28 maggio nell’ambito delle commemorazioni in ricordo del Giudice Falcone, delle vittime di mafia, della difesa della legalità. Con l’intervento di autorevoli personaggi legati in modi diversi alla lotta alla Mafia: Nando Dalla Chiesa, figlio del Generale Carlo Alberto, trucidato in un agguato mafioso insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente della scorta Domenico Russo, il 3 settembre 1982. Renato Scalìa, ex poliziotto, membro della Fondazione intitolata al Giudice Antonino Caponnetto, capo dell'Ufficio istruzione di Palermo, su sua richiesta alla morte per mano di Cosa Nostra del magistrato Rocco Chinnici fondatore del pool-antimafia. E a ricordare la figura di Caponnetto, il giovanissimo 23enne nipote Dario Meini.
Avrei voluto iniziare scrivendo dell’impegno di due insegnanti, Russo e Brugugnone, che hanno iniziato il progetto sulla Legalità nel 2008, che le ha portate in questi anni a impegnarsi a coinvolgere i giovanissimi studenti in quella materia spesso a loro delegata: lo studio e la messa in pratica del rispetto delle regole. Questo impegno è valso loro a far ottenere ai propri studenti premi e riconoscimenti, come la possibilità di partecipare più volte al viaggio il 23 maggio, a Palermo sulla nave della Legalità, dedicata a Falcone e Borsellino.
Ma un episodio verso la fine dell’incontro, mi ha lasciato l’amaro in bocca, sconvolgendo l’ordine dei miei pensieri: Il Professore, docente universitario in sociologia, Nando Dalla Chiesa ha abbandonato il teatro anzitempo contrariato dall’atteggiamento un po’ scanzonato di uno sparuto gruppetto di studenti, che probabilmente non erano abbastanza interessati all’argomento trattato. Lui stava rispondendo a un ragazzo che aveva chiesto cosa vuol dire vivere in quell’ambito… e lui stava rispondendo che la mafia si avvale dei cretini per proliferare…stava dicendo come si sentono le vittime dell’indifferenza… Mi è parsa una reazione spropositata, tenendo conto dell’età della platea, ragazzi di 14 anni, che si potrebbe ritenere già una vittoria la permanenza di oltre un’ora ad ascoltare storie a loro sconosciute, o comunque lontane dai loro attuali pensieri. Ho pensato alla figura di suo padre…che non ha abbandonato la nave che solcava acque agitate.. Ho pensato ai ragazzi che invece erano seriamente rapiti dalle storie che aveva raccontato pocanzi, come i camion che di notte trasportano sulle nostre strade rifiuti tossici, forti del fatto che di notte lo stato sembra non ci sia, visto che non si controllano questi loschi movimenti. O anche di come a Palermo i bambini giocavano alla “morte di Falcone”, disegnando la sagoma col gessetto sul marciapiede…. O anche come aveva commentato il cartone animato proposto all’inizio, realizzato dalla 3^ O dell’anno scolastico 2008/2009, dove studenti, coetanei dei presenti allora, si erano cimentati a raccontare una storia di smaltimento dei rifiuti tossici in una città con la compiacenza del Sindaco che si era avvalso dell’offerta di un mafioso per far sparire l’enorme ammasso di rifiuti, che erano stati sotterrati in un laghetto con la conseguente morìa di pesci e la scomparsa di alberi e fiori. Nella vita reale invece, sopraggiungono tumori…. (Quasi avessero un presentimento quei ragazzi, visti gli avvenimenti di questi ultimi tempi..). Ha preso, il professore, la marachella di pochi, che sarebbe da sanzionare però in maniera esemplare per la mancanza di rispetto che hanno avuto verso il resto dei propri compagni, delle insegnanti, delle Presidi, del Sindaco Checchi e dell’assessore all’istruzione Papetti, come un affronto personale. Alla propria storia. Comprensibile la reazione, ma spiacevole il seguito.
Ci aveva parlato di come i mafiosi possano vivere indisturbati sotto casa, come è successo a lui, il Dr. Scalia, romano, ex –poliziotto, ex sindacalista, ex DIA, ex Digos… dei mezzi in dotazione alle forze dell’ordine in continua diminuzione. Lui aveva una panda per fare il trasporto di un detenuto, il mafioso che gli era vissuto vicino, sicuramente aveva una Ferrari. Ha parlato della difficoltà di far sapere le verità, i media stessi tacciono, queste notizie vengono divulgate da associazioni antimafia. Ma se si iniziasse a insegnare il rispetto delle regole, in casa, in famiglia, prima ancora che a scuola, sarebbe ancora meglio.
Ci aveva confidato uno sprazzo della vita del nonno Antonino Caponnetto, Dario Meini. Quello dei 5 anni trascorsi a Palermo, intento a contrastare la Mafia, come aveva fatto il suo predecessore Rocco Chinnici, ucciso da un’autobomba mafiosa. 5 anni in cui aveva potuto incontrare i familiari 3 volte. Un sacrificio, una vita solitaria, quasi monacale, sotto-scorta, una vita non vita, come il non poter camminare per le strade. Non poter andare al ristorante, non potersi fermare con il semaforo rosso per rischio di attentati. Isolati. E parliamo di 30 anni fa. E parliamo di persone che hanno lasciato li la vita. Come sarebbe bello parlare di persone ancora in vita a svolgere quei compiti.
E’ stato chiamato a riportare il silenzio l’Ispettore della Polizia Dr Franco Musio. Visibilmente sconvolto ed emozionato, ha ripercorso sette anni di impegno e collaborazione con le insegnanti atti al fine comune di spiegare cosa vuol dire rispetto per la legalità, cosa vuol dire non essere indifferenti agli atti silenziosi e criminosi che ci succedono intorno, cosa vuol dire denunciare le ingiustizie. Ha dato come compito a casa l’impegno di ricercare su internet, chi fosse il Generale Dalla Chiesa, come ha contrastato terrorismo a Milano prima e Mafia in Sicilia poi, lasciato da solo dalle Istituzioni. Persona della quale bisogna avere rispetto, e riflettere su come si può avere rispetto per lui oggi, a 32 anni dal suo omicidio. Sarebbe stato esempio di aver capito ciò che si impara, se qualcuno avesse fatto smettere i propri compagni che si stavano comportando male in quel momento….
In un clima un po’ irreale è terminata la manifestazione, con la premiazione di alcuni ragazzi che sui banchi di scuola si sono mostrati meritevoli per l’impegno profuso e per l’interesse dimostrato al tema legalità. Ma il premio lo darà loro il futuro, se saranno capaci di viverlo e metterlo in pratica, quell’impegno.
Redazione Recsando Angela Vitanza
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