Amore a primo ascolto per uno dei ritorni più attesi. Li abbiamo aspettati con trepidazione e i due ragazzi di Hull  non hanno assolutamente deluso le aspettative. Perché a volte in musica è giusto lasciare spazio e concedere il giusto tempo per creare qualcosa di credibile , fantasioso al tempo stesso e fotografare nella maniera più degna la decade che si sta vivendo senza cedere alle lusinghe delle chart o gli obblighi di uscire ogni due anni con un lavoro che rischia di sporcare uno stile. 

Per gli Everything But the girl (EBTG) non è nemmeno questione di invecchiamento perché fin dalle prime note si ha quasi come l’impressione che il tempo non sia mai trascorso veramente e che questa sia ancora l’estate dei mille remix di “Missing”. 

Al contrario c’è una nota di maturità in più nella voce raffinata di Tracey Thorn e nella pianificazione ritmica di Ben Watt.

Il risultato di “Fuse” è un mix fra passato e presente che piace sicuramente agli intenditori del pop ricercato d’autore senza risultare eccessivamente nostalgico o incomprensibile per le nuove generazioni abituate al dualismo fra parola e battiti rap.

 

Apriamo con “Nothing left to lose” ,il singolo di lancio che rompe il ghiaccio e il silenzio di un ventennio con un ritmo coinvolgente fin dalle prime note, come echi del techno-pop del periodo di gloria che fu e che non invecchia mai. 

“Run a red light” è un lento elegante con la voce matura di Thorn che si accompagna ai cori che saranno il terzo elemento portante insieme al tappeto sonoro di suoni allestito di gran classe da Watt. 

 

“Caution to the wind” invece è il perfetto Manifesto di estetismo tipico degli Ebtg, con cori che si alternano a un ritmo ambient, ballabile, ascoltabile e oseremmo anche dire “contemplabile” con un buon calice in mano nella fase di aperitivo.

“Time and time again” si candida tranquillamente a diventare il secondo singolo di traino di questo gioiello per la sua grazia e gentilezza e di una orecchiabilita’ fatta di pochi suoni di meditazione e la voce di Thorn che arriva dalle retrovie come in uno stato di sogno continuo. Capolavoro d’atmosfera che si prolunga nella traccia successiva di “No one Knows we’re dancing” fra atmosfera in stile “sunset on the beach” e le tastiere di Watt dai sussulti di retrogusto anni ’80.

 

“Lost” riporta il disco su atmosfere meditative e molto più vicine alla regina del soul Sade ma sempre con la voce guida di Thorn a farla da padrone. 

“Forever” è un altro piccolo capolavoro dance che parte con l’andamento da suoneria per mostrare subito una personalità danzereccia e dal ritornello non scontato e mai invadente ma assolutamente piacevole come lo stile degli Everything esige.

“Interior space” che conduce alla contemplativa “Karaoke” formano il giusto binomio di degna chiusura di un album concepito perfettamente e che si chiude in dissolvenza su un “beat” ultraleggero che accompagna la voce di Thorn prima della uscita di scena teatrale,  come a chiudere un’opera  perfetta , durata troppo presto nella sua perfezione maniacale e che ci saluta con la stessa leggerezza con cui sono trascorsi inspiegabilmente e velocemente 22 anni.

 

Quasi come se i due fuoriclasse di Hull ci dicessero fuori dai denti : “siamo sempre noi…!” 

Difatti è un trionfo.