L’Amministrazione fa chiarezza sulla vicenda raccontata dal Corriere della Sera negli scorsi giorni chiamando in causa i Servizi sociali dell’Ente
Nessuna “raccomandazione”, nessun invio diretto di propri utenti o cittadini alla struttura per anziani di piazza Alfieri, a Milano. Il Comune di San Donato ha fornito, come prassi, i nominativi di alcune strutture di accoglienza per anziani fra cui figurava anche la Casa famiglia in oggetto (non unaRsa e dunque senza obbligo di accreditamento), realtà con la quale l’Ente aveva avuto a che fare negli anni passati, non riscontrando problemi di sorta, per l’assistenza di un residente quando la sede era situata a San Giuliano Milanese prima di trasferirsi nell’attuale ubicazione a Milano, cambiando nome (da Happy Daisy a Casa Amica) e successivamente anche gestione. Non solo: l’Ente si è sempre premurato di verificare con attenzione le strutture con cui si trova a operare come interlocutore diretto; nel caso citato nell’articolo, l’Ente ha fornito tutta l’assistenza necessaria alla famiglia dell’anziano sandonatese e per quanto riguarda la scelta successiva di collocarlo nella struttura di Milano, dove risulta fosse ospite da almeno un anno e mezzo, si evidenzia come la stessa sia stata fatta in totale autonomia da parte della famiglia.
Sulla vicenda segnalata dal “Corriere della Sera” con alcuni articoli e, da ultimo, con il pezzo intitolato “Il Comune inviava i pazienti all’ospizio abusivo”, uscito ieri a firma di Andrea Galli a pagina 9 del dorso milanese del quotidiano (visibile qui, ndR RecSando), l’Amministrazione di San Donato Milanese fa chiarezza. La vicenda segnalata dal quotidiano, infatti, risulta avere contorni diversi da quelli ricostruiti prevalentemente sulla scorta delle dichiarazioni dei parenti dell’anziano ricoverato nella struttura milanese e poi deceduto. «Abbiamo ricostruito l’intera vicenda con gli uffici – spiega il Sindaco Andrea Checchi – e mi sento di poter dire che il comportamento dei Servizi sociali nell’intera vicenda è stato inappuntabile».
«Il Comune – prosegue il primo cittadino – è entrato in contatto con la Casa famiglia Happy Daisy quando questa si trovava a San Giuliano, collocandovi un’anziana per la quale ha perfino contribuito a versare parte della retta. La struttura si è poi trasferita a Milano cambiando nome e, nella primavera scorsa, anche la gestione. In più circostanze i nostri operatori si sono recati a Milano senza riscontrare situazioni inadeguate sotto il profilo sanitario e dell’assistenza, seguendo da vicino la vicenda della signora anziana morta più di un anno fa. Dopo di allora non abbiamo più avuto contatti con la Casa Amica nella quale nel frattempo era stato ricoverato l’anziano per cui ci chiama in causa la figlia. Quest’ultima, dopo aver usufruito per alcuni mesi del servizio comunale di erogazione pasti a domicilio per i genitori, ha deciso liberamente e in piena autonomia di ricoverare il padre nella Casa famiglia in oggetto».