mercoledì 6 aprile 2016 a Cascina Roma
E’ stato presentato il progetto “Siria in Transito” di Marta Mantegazza, Anna Pasotti, Alessanrda Pezza, Anna Ruggeri alla presenza di un pubblico vivace ed interessato e della presenza del Sindaco Andrea Checchi.
Progetto che si occupa di documentare tramite una mostra fotografica l’ingente esodo di tutti i profughi che dalla Siria intraprendono o la rotta del Mare Nostrum, raggiungendo Catania e da qui di nuovo in viaggio verso la Svezia o la Est Mediterranea: vanno attraverso la Turchia, saltano sulle isole greche (con la variazione di Cipro e la Bulgaria), risalgono i Balcani, l’ex Macedonia, la Serbia, e arrivano in Ungheria, terra che immaginano di transito, perché la maggior dei viaggiatori loro malgrado (siriani, ma anche pachistani e afghani)vuole arrivare in Germania.
Fondamentale in questo progetto è l’aiuto concreto fatto di supporto umano e psicologico, di cui le mediatrici culturali succitate si fanno carico che le porta a vivere da vicino la reale esperienza di un profugo siriano.
Pietro Andreoni, Commissione Biblioteca, nella sua introduzione ha subito colto il tono della serata: non una spiegazione politica di fatti di cronaca internazionale che sentiamo ai telegiornali, non una disamina esclusivamente storica ma un momento per riflettere sulla condizione umana precaria, incerta, frustrante, e troppo spesso tragica di persone che sono costrette a lasciare la propria terra natia per una terra di cui non conoscono leggi, lingua, costumi.
Senza dimenticare tuttavia che questo è solo uno dei tanti esempi mondiali in cui le condizioni umane sono messe a dura prova in tutti i loro aspetti sostanziali : diritto alla vita, alla salute, allo studio, alla libertà di espressione.
Le due relatrici, Marta Mantegazza e Giulia Pozzebon, hanno tracciato un cammino verosimile di un immigrato o una famiglia di migranti e delle condizioni umane terribili in cui sono costretti a vivere prima di raggiungere la terra promessa, sempre che non vengano fermati prima.
Divisione di famiglie, stress psicologico, paura di essere scoperti, fame, sonno, freddo condizioni climatiche avverse, rischio di rapina e raggiri in qualsiasi momento, paura di essere scoperti, braccati e poi fatti ritornare in un paese diverso dalla Svezia e ansia di dover ricominciare tutto da capo.
Un cammino che proverebbe qualsiasi essere umano, qualsiasi bambino che invece di giocare e andare a scuola deve pensare a scappare da un mostro chiamato “ guerra” che non sa bene neanche cosa sia.
In situazioni cosi estreme e tragiche non pochi sono stati gli esempi straordinari di un’autentica resilienza mostrata da intere famiglie che hanno trovato la forza ed il modo di affrontare le avversità e trasformarle in qualcosa da superare per raggiungere una vita migliore.
E’ spesso nella tragicità dell’esistenza umana che si trova un intimo e autentico attaccamento alla vita che porta l’uomo a rinascere da sé stesso .
Solo la pienezza di una vita migliore potrà, forse, lentamente far rimarginare ai profughi siriani una cicatrice cosi profonda come è abbandonare la propria terra.
RecSando-Gabriela De Marzo