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“Milano-Roma in mezz’ora con le capsule supersoniche di Hyperloop”

Intervista a Bibop G. Gresta, vice presidente dell’azienda che vuole rivoluzionare i trasporti sostenibili: “Parliamo con Cameron e Merkel, in Italia ci attaccano il telefono.
Non è un treno, non è un aereo: è Hyperloop. Lo hanno definito in tutti i modi, da “treno supersonico” a “supertreno”, ma in realtà, il sistema di trasporto ultraveloce che promette di cambiare per sempre i trasporti è un’altra cosa ancora. Una terza via. Capsule capaci di contenere 28 passeggeri che sfrecceranno in “tubi” sospesi alla velocità di 1200 chilometri orari. Avviate da motori lineari e fatte levitare da campi magnetici. Più aumenta la velocità, più la capsula è stabile. Velocità e sostenibilità. Che, tradotto, significherebbe da Roma a Milano in meno di mezz’ora

Tre anni fa Elon Musk, padre di Space X e Tesla Motors, riportò alla ribalta questa tecnologia lanciando la sfida per la sua realizzazione. La sfida è stata accettata. «Hyperloop non è più un’azienda, ormai è un movimento e i politici lo devono capire» dice Bibop G. Gresta, vice presidente e direttore operativo di Hyperloop Transportation Technologies, in Italia per qualche giorno. Cinque ore scarse di sonno in media quest’anno (lo dice l’app), un libro in lavorazione, agenda stracolma, ragazzi che lo aspettano quando arriva negli aeroporti, come le rockstar (non in Italia, ancora). 

 

Chi sarebbe la Hyperloop Generation?

Un’intera generazione che ha scelto Hyperloop come modello, cioè non solo pensare a come costruire infrastrutture, ma anche a un modo di vedere l’ambiente e l’economia. Abbiamo già le risorse sufficienti per garantire i beni primari a tutti. Bisogna smettere di risolvere un problema e generarne altri dieci: ora finalmente abbiamo la possibilità di mettere insieme i migliori scienziati al mondo. Ci definiscono la più grande startup al mondo, non è vero: secondo me, siamo il più grande progetto di crowdsourcing, con donazioni per 60 milioni di dollari. 

A scanso di equivoci: la Hyperloop Transportation Technologies non è quella del recente test in Nevada.

Loro (Hyperloop One, ndr) hanno fatto quello che noi abbiamo fatto due anni fa, cioè testare il sistema di propulsione che è una montagna russa, e infatti le reazioni sono state “ok, ma che ci hai fatto vedere?”. 

 

La velocità?

Neanche! Fanno HyperloopOne, ma seguono a ruota. Detto questo, io voglio non uno, ma dieci Hyperloop. 

 

E voi, a che punto siete?

Noi siamo al piano esecutivo. Tra due mesi, se arrivano tutti i permessi, si parte con la prima tratta di 8 km a Nord della California, a Quay Valley. 
 

Hyperloop, supertreno da 1100 km/h
 

 

La “città del futuro”: è nata intorno ad Hyperloop?

No, Quay è un signore. Quando mi ha chiamato e mi ha detto «Voglio fare la Quay Valley», io gli ho risposto «sì, e io la Bibopland!». Poi mi è arrivata la documentazione. È al lavoro da 15 anni, ma adesso ci sono già prenotazioni per andare a vedere il primo Hyperloop per il 2019, quando sperimenteremo la prima tratta con passeggeri, con velocità però inferiore a quella del suono. 

 

Il tutto, sostenibile.

Zero costi per muovere e levitare la capsula nel tubo. La frenata produce energia. I piloni saranno efficienti e con giardini verticali, ma non perché siamo hippie, ma per coltivarli e ripopolarli di specie animali. Inoltre, quando hai un tubo e un pannello solare hai un sistema di desalinizzazione: ti serve solo il calore ma, guarda caso, noi generiamo nella capsula 400 gradi. 

 

C’è un problema: la claustrofobia.

Abbiamo pensato anche a questo: “Augmented Windows”, con tecnologie di realtà virtuale. 

 

Dalla prima tratta al 2019, che succede?

Costruzione di 15 capsule (costo medio di ognuna, 2 milioni) con disegno rilasciato con un sistema di creative commons. Stiamo parlando con Cisco, RedBull, Disney, e altri. 

Con la Slovacchia ponti aperti. Dove altro in Europa?

Incontrerò Cameron. 

E in Italia che terreno c’è?

La palude! No, scherzo. 

Chi sono gli interlocutori?

Io sono un po’ sfiduciato. Giriamo per tutto il mondo, il mio socio Dirk Ahlborn l’altro giorno era dalla Merkel. In tutto il mondo ci pagano per parlare: qui riattaccano il telefono. Sono stato alla Maker Faire, ma nessun altro ci ha voluto. 

Quindi niente Hyperloop qui?

Non è cattiveria, vedremo. Faremo una presentazione in autunno. 

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