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No al Bracconaggio e alla caccia

Caccia, una carneficina anche umana
30 morti e 95 feriti il bilancio della stagione
10 i morti “innocenti” ovvero non cacciatori

3 febbraio 2018. La stagione della caccia -cinque mesi, dal 17 settembre 2017 al 31 gennaio 2018- registra un bilancio drammatico: 30 morti (di cui 20 cacciatori e 10 passanti) oltre a 95 feriti di cui 24 non cacciatori. È il peggior bilancio degli ultimi cinque anni – certifica l’Osservatorio dell’Associazione vittime della caccia – e segnala un’impennata rispetto alle dodici vittime della stagione precedente.
Molto critico anche il Wwf: “La situazione climatica, i drammatici incendi della scorsa estate, l’aumento dei morti per caccia, l’incremento del bracconaggio anche su specie protette, i provvedimenti delle Regioni sempre a vantaggio dei cacciatori e contro la tutela di animali, natura e normative europee e internazionali hanno aggravato la situazione, disegnando un quadro fortemente negativo per l’attività venatoria italiana”.

Il blitz del Parlamento e le colpe delle Regioni

Come ogni anno le associazioni animaliste si sono trovate a dover arginare proposte di legge finalizzate a deregolamentare ulteriormente il settore a tutto vantaggio della potente lobby dei cacciatori e dell’ancora più potente lobby dei produttori di armi. Proprio agli sgoccioli della legislatura, attraverso un emendamento alla Legge di Bilancio dal titolo “controllo faunistico”, esponenti della maggioranza di governo hanno provato a introdurre la caccia indiscriminata: un vero e proprio Far West venatorio che solo grazie a una mobilitazione popolare si è riuscito ad evitare. Non è andata meglio sul versante delle Regioni che hanno fornito pessime prestazioni lungo quasi tutta la Penisola. Tutte le Regioni, ad eccezione dell’Abruzzo, hanno dato il peggio di sé all’inizio della stagione venatoria: invece di rinviare a ottobre l’avvio della caccia per dare una tregua e consentire di riprendersi agli animali selvatici stremati dal caldo estremo, dagli estesi incendi e dalla siccità, hanno anticipato la stagione venatoria. Ma non basta. Solo nei mesi di dicembre 2017 e gennaio 2018 vi è stato un fiorire di leggi regionali non conformi alla legge quadro sulla caccia (Legge 157/1992): la Lombardia e la Liguria hanno stabilito regole sull’annotazione dei capi abbattuti che di fatto impediscono un reale controllo; il Veneto ha “regalato” 350.000 euro alle associazioni venatorie “per finanziare progetti di informazione e di sensibilizzazione dei cacciatori”, a vari scopi tra i quali “contrastare il deprecabile fenomeno del bracconaggio” (dimenticando che gli atti di bracconaggio non sono semplicemente fenomeni da deprecare, ma reati sanzionati dal codice penale che chi possiede una licenza di caccia dovrebbe conoscere bene); le Marche hanno finanziato iniziative delle associazioni venatorie, legate alla “cultura e tradizioni dei cacciatori” definiti “valorizzatori dell’habitat e dell’ecosistema”, lasciando invece senza fondi i centri di educazione ambientale regionali; ancora la Liguria ha approvato una legge che non rispetta il divieto nazionale di commercio di fauna selvatica; la Puglia ha ridefinito il concetto di “esercizio venatorio”, limitandolo al solo impiego di “armi pronte all’uso e cariche”. Tutti provvedimenti sempre e solo a vantaggio dei cacciatori, anzi a vantaggio di quei cacciatori/bracconieri che non vogliono controlli.

Il bracconaggio imperversa

Oltre alle vittime umane, vanno ricordate quelle animali dovute al bracconaggio: uccisioni di specie protette, detenzione illegali o gravi maltrattamenti ai danni di animali selvatici, molti dei quali durante la stagione di caccia. Ecco alcuni dei casi più eclatanti seguiti dal WWF nel 2017: un lupo decapitato vicino Pesaro, due lupi uccisi e esposti sulla strada a Radicofani, un lupo ucciso e lasciato come trofeo a una fermata degli autobus vicino Rimini; il ferimento di una rarissima Aquila reale in un Parco regionale vicino Fabriano, di una Aquila del Bonelli in Sicilia e di un Falco pescatore vicino Todi; l’uccisione di un Cervo sardo, specie particolarmente protetta; furti di piccoli o di uova di uccelli rapaci in tutto il Meridione (in Sicilia in particolare); numerosi casi di caccia illegale a Trento. Tutti reati rispetto ai quali, grazie al sostegno volontario di decine di avvocati, il Wwf ha presentato denunce e esposti, costituendosi come parte civile nei procedimenti penali.
In questo scenario, secondo il Wwf Italia “è necessario migliorare e aumentare l’attività di vigilanza venatoria da parte delle Forze dell’ordine e delle Amministrazioni locali. Va agevolata la nomina di nuove guardie volontarie delle associazioni di protezione ambientale, favorendone le attività nell’affiancamento alle Forze di polizia. Vanno aumentati i controlli, vanno introdotte regole più severe sul rilascio e sul rinnovo delle licenze di caccia. Va ridotto il periodo di caccia, così come vanno ridotte le aree aperte a tale attività che costituisce un reale pericolo per agricoltori, escursionisti o altre categorie che sempre più spesso sono vittime degli incidenti di caccia”.

No alla caccia e al bracconaggio

fonte: Associazione per il Parco Sud Milano Onlus
Staff RecSando


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