Domenica 27 maggio 2018, lo storico bassista dei Pooh si è esibito in concerto al Teatro degli Arcimboldi per concludere il suo tour che, il 4 maggio, era partito da Padova. Il titolo del tour è lo stesso del suo ultimo album solista, Testimone del tempo, e chi meglio di lui può raccontarci la storia della musica, avendo lui stesso dato il suo contributo con i capolavori composti insieme ai Pooh?
Red non si è limitato a raccontare la musica italiana; lui è partito dagli esordi della musica, con omaggi ai più grandi artisti stranieri come Elvis Presley (“Love me tender”), i Beatles (“She loves you”, “Yesterday”, “All you need is love” quest’ultima mixata con il pezzo dei Pooh “Piccola Katy”), Bob Dylan (“Blowin’ in the wind”), Elton John (“Your song”). Ma gli omaggi sono stati fatti anche ai grandi maestri della musica italiana come Luigi Tenco (“Mi sono innamorato di te”), Gino Paoli (“Il cielo in una stanza” cantata da Chiara Canzian, dalla splendida voce che non ha nulla da invidiare a quella di Adele e che, in certe tonalità, ricorda la grande Mina), Lucio Battisti (“Emozioni”).
La prima parte si è conclusa con il brano “Cantico” tratto dal suo ultimo album e scritto in collaborazione con un altro gioiello della musica italiana, Renato Zero. Ed è proprio da questo brano che voglio iniziare ad essere meno “cronista” e più “sentimentale”… L’ultima strofa della canzone fa:
È bellissimo
pensare che ci sia
un’isola
in fondo agli occhi tuoi
dove il mondo
risplenda
di quella vita che
tu sei.
Si parla di occhi, di mondo e di vita. Occhi che legano perfettamente con quelli citati nella canzone che ha aperto la seconda parte del concerto: “Noi due nel mondo e nell’anima”, dove il protagonista chiede alla sua donna di guardarlo: Basta così e guardami chi sono io tu lo sai. E con questo pezzo, riaffiorano i più bei capolavori dei Pooh (non tutti, perché il tempo di un concerto è quello che è e, come ha detto lo stesso Red, i cinquant’anni di carriera del gruppo si devono vedere come un unico concerto durato tutto questo tempo).
Ma il bassista non si arrende, e ci fa sentire pezzi come “Stare senza di te” dove i due amanti sorprendono il mondo con la loro storia d’amore:
Noi due avevamo fino a ieri i nostri amori veri sembravano per sempre e adesso invece siamo qui.
Una canzone che s’incastra con quella subito dopo, “Cercando di te” che riprende, a modo suo, la sorpresa fatta al mondo dall’amore anche grazie al tempo: Il tempo è pieno di sorprese. Ma a questa indimenticabile scaletta non poteva mancare il racconto “Uomini soli” (perché, in fondo, una canzone cos’è, se non un racconto?) dei Pooh dedicato agli uomini, alla vita, e cantato e urlato a questo Dio delle città e dell’immensità che dovrebbe farci vedere se e come si può imparare questa vita e magari un po’ cambiarla prima che ci cambi lei.
Insomma, Red Canzian ha intrattenuto i suoi spettatori per ben tre ore, che possono sembrare tante ma allo stesso tempo poche per tutto ciò che il racconto della musica nel tempo e della musica del tempo ha da offrire.
E li ha intrattenuti con intermezzi di racconti delle mirabolanti avventure dei Pooh ma anche della sua infanzia e dell’inizio della sua storia d’amore con la Musica. Perché sì, i Pooh (e Red Canzian stesso) hanno cantato le più belle parole d’amore per le donne che hanno attraversato le loro vite, andando e tornando, ma la prima Musa ispiratrice che hanno sempre lodato e cantato è la Musica, e Red ce lo dice inserendo tra gli ultimi brani la mitica “Chi fermerà la musica” incoraggiando il pubblico (che ormai era già sotto il palco) a cantare con lui.
Ed è con il ritornello di questa canzone (che sicuramente vi starete cantando a mente) che vi lascio chiedendovi anche se, per caso, voi sapete chi potrà mai fermare la musica…
FEDERICA PERDONCIN – Redazione RecSando
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