SORELLE una storia per ricordare la tragedia delle Foibe
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Teatro Laboratorio di Brescia
In scena il 12 Febbraio 2019 in Sala Previato a San Giuliano Mianese lo spettacolo teatrale dramamtico, ” Sorelle, una storia per ricordare la tragedia delle Foibe molto bello e partecipativo sul tema delle Foibe. Presenti esponenti comunali, il Sindaco di San Giuliano Milanese. E’ intervenuto il Prof. Stefano Sportelli, parlando della dramamtica vicenda delle Foibe, raccontando della scomparsa di suo zio
di Alessandra Domeneghini
con Francesca Cecala e Anna Teotti
regia di Sergio Mascherpa
Due donne, stessa età, stesse storie, origini diverse…
Una sta per andarsene, deve andarsene, non ha più altra scelta, è italiana.
L’altra resterà lì, dove è nata, dove sono seppelliti i suoi antenati, nell’unica terra che conosce, è slava.
Si sono incontrate molti anni fa, e si sono sentite subito vicine: un marito, dei figli piccoli…
Stessi desideri. Una vita felice, una famiglia felice, cibo a sufficienza.
Due donne che si incontrano sullo sfondo della Storia, quella che lascia il segno, quella che decide per te. Attraverso il loro dialogo emergeranno i fatti salienti che portarono ai massacri delle Foibe, all’esodo Istriano, alla nascita della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia.
Hanno visto in quella terra d’Istria passare gli anni fra le dueguerre del 1900, hanno visto i fascisti, i partigiani, i militari, i civili, hanno visto lo scontro fra due popoli…hanno visto il nascere d’una nuova nazione, hanno visto i bombardamenti, hanno visto le uccisioni e le false condanne, hanno visto sparire i loro mariti…
Sono rimaste sole e ricordano, non hanno più altro che il ricordo di anni di speranza a cui sono seguiti anni bui, anni folli in cui la crudeltà umana non ha avuto limite.
Sembrava fossero quelli i cattivi, ma poi tutto sembrava ribaltato…chi sono dunque i cattivi?
In guerra si perde tutti, forse più di tutti perdono le donne, le madri, le mogli: costrette ad accettare lamorte di coloro per cui vivono.
Due donne che si tolgono le parole di bocca nel racconto tragico dei fatti svoltisi negli ultimi anni, fatti che si incrociano con le loro vite, con i loro sogni, con i primi passi dei loro figli…
“Cercare di capire la tragedia delle foibe significa entrare in un mondo di luci e ombre, dove niente è mai chiaro e definito, dove la validità delle testimonianze e dei documenti viene messa in discussione da questi o quelli in relazione a quale verità si vuol portare avanti.
Ben lungi dall’essere una storica, ho preso le distanze da tutto questo e ho cercato di ascoltare la verità profonda di quegli accadimenti.
E vi ho trovato un’umanità umiliata e violentata da questi o quelli (di nuovo!) a turno.
E mi sono resa conto che ciò che mi interessava raccontare è l’ingiustizia della violenza subita.
Così sono nate Rosa e Jalena, le mie due donne così diverse e così uguali, tanto vicine da sentirsi sorelle.
Un’italiana e una slava…
a rappresentare il pluralismo della gente che vive in quella piccola parte di mondo
a rappresentare la gente che la guerra la subisce sempre e vede il desiderio di una vita felice infrangersi contro giochi di potere altrui
a rappresentare i più deboli, le donne, i bambini, che dalla guerra si vedono rubare i compagni di vita e i padri.
Ma anche a ricordarci che siamo tutti figli della stessa Terra e che la solidarietà può e deve esistere in noi davanti all’altro senza distinzione di razza.
Dopo tanti anni credo siano questi i motivi per ricordare; non già per stabilire di chi siano le colpe, ma per condannare ancora, risolutamente, l’uso della violenza e della guerra in ogni parte del mondo.”
Alessandra Domeneghini
Fotografia di RecSando – Luigi Sarzi Amadè