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A San Giuliano Milanese una via per Cristina Trivulzio di Belgioioso

A San Giuliano una via  per  Cristina Trivulzio  di Belgioioso
E’ il suo nome che ha avuto più voti – 55 – dalla giuria del Concorso Cittadino “Intitolerei una via di San Giuliano Milanese a una donna. Il suo nome è…..
Cristina Trivulzio  precede Marie Curie, arrivata seconda con 54 voti, Edy Lamarr e Ondina Valla arrivate terze a pari merito con 52 voti.
In tutto vi sono stati trenta partecipanti -donne ma anche uomini – a questo concorso proposto lo scorso anno dal “Gruppo No Violenza Donne SGM” e accolto favorevolmente dall’Amministrazione Comunale-Assessorato all’Istruzione. Analogo concorso è stato proposto nelle scuole con il titolo “Via sostantivo femminile”.
Il motivo è presto detto. Ci si è accorti che a San Giuliano vi era una sola via con nome di donna, Ada Negri,( ma il sindaco ha comunicato durante la premiazione che lo scorso anno è stata intitolata una via -privata,ndr -a Oriana Fallaci) a fronte di 299 vie divise  tra nomi maschili, e/o riferimenti geografici/o altro. Così si è pensato di incrementare le quote rosa nelle vie, intitolando a donne  spazi o luoghi  pubblici, coinvolgendo i cittadini. A loro era richiesto di proporre un nome ma con anche la motivazione.
Ai quattro nomi sopra citati seguono: Gisella Floreanini,  Eleonora d’Arborea, Artemisia Gentileschi,  Clara Immerwahrn, Mileva Maric, Nilde Jotti, Ilaria Alpi, Francesca Dendena, Olympe de Gouges, Tina Modotti, Madre Teresa di Calcutta, Anna Maria Mozzoni, Frida Kahlo, Luisa Carminati Viganò, Antigone, Christine de Pizan,Anna Magnani, Maria Assunta Porcheddu, Virginia Woolf, Emily Dickinson, Stefania Stellaccio e infine Yara Gambirasio.
Ed ecco gli elaborati:
1) CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOIOSO
Una Donna per le Donne, di Barbara Giudice
La Tempesta e la Corsa per la Vita, Cuore Umano del Dolore Pagine oramai mancanti che piangono su un foglio ricordo Le lacrime non si possono contare, sono profonde come il mare… Il Risorgimento – Donna: erano i tempi della Gonna! Con esso si sviluppa l’Unificazione Italiana, movimento culturale, politico, sociale; motivazione etica di un popolo (1821 – 1943). Leggendo sono tornata indietro nel tempo… Pagine rimaste nella polvere…  La stella del Risorgimento: la Principessa Cristina Trivulzio Di Belgioioso, tenace patriota, nominata la Giardiniera, vi furono dedicate sedici biografie. Nasce a Milano, Palazzo di Piazza San Alessandro (28 giu 1808 – 5 lug 1871).  Figlia del Principe Gerolamo Trivulzio e Vittoria Gherardini.  Lei… bambina malinconica, seria, introversa, tranquilla, timida. Liberale, giornalista, scrittrice, partecipò attivamente al  Risorgimento, con apporto alla causa dell’Unità d’ Italia. A sedici anni si sposa con il Principe Emilio Barbiano Di Belgioioso D’ Este. Italia Degna di Libertà, Ricchezza, Bellezza, Stoica, Anticonformismo. Cristina, molto ammirata, usa il Suo denaro per diffondere idee, fonda la rivista Gazzetta Italiana, “Ausonio” sul modello della celebre “Revue des Deux Mondes”.     Roma: Cinque Giornate di Milano, organizza l’Esercito Belgioioso, insieme ai Patrioti fatica negli Ospedali Militari; con rischio inventa le Infermiere, formate da dame aristocratiche, donne borghesi, qualche prostituta. A Locate apre un asilo per bambini… forza speranza delle mamme; i campi della vita sono duri da coltivare!  Fa freddo, molto freddo… uno sparo nell’Anima e nel Cuore, una Bomba Rosa che risuona! Profumo di Donna, la Nostra Veste la Gonna! Perdere, Vincere, Vivere, Morire, Sole, Insieme! Cristina: Donna Esemplare, Madre Guerriera!           Gonna Sciupata… Cammino sull’Asfalto Nero…. Mio Mondo… Perché? 
2) MARIE CURIE di Laura Finoli
Intitolerei una Via a San Giuliano dedicandola ad una delle donne che ho sempre ammirato:
Noi la conosciamo come Marie Curie, nasce a Varsavia nel novembre 1867, è una persona determinata e fin da piccola affronta le difficoltà della vita, muoiono infatti di tifo la madre e la sorella maggiore, questi lutti segnano nell’animo questa ragazzina che trova così conforto nei libri.  A 24 anni senza conoscere una sola parola di francese, si iscrive alla Sorbona.   Vive in una soffitta senza riscaldamento, durante le lezioni capita che svenga per la denutrizione, ma nonostante ció in soli tre anni si laurea in fisica e matematica.  È una donna che con i suoi studi ha permesso di rivoluzionare la medicina diagnostica moderna, prima inesistente, comprende la capacità radioattive di alcuni elementi fino ad allora sconosciuti.  Durante la 1°guerra mondiale, idea camionette dotate di strumentazione radiografia mobile, che permettono di fare radiografie ai soldati feriti al fronte, impedendo inutili mutilazioni.  Vince 2 premi Nobel, in Fisica nel 1903 e per la chimica nel 1911. Solo un’altra persona ad oggi è riuscita ad ottenere 2 premi Nobel nel corso della propria vita.  Per la sua epoca è stata una donna rivoluzionaria e proiettata nel futuro, determinata a percorrere la strada della scienza e dello studio, in un mondo prettamente maschile, è riuscita a lasciare un segno nella storia moderna.
3)  EDY LAMARR di Tiziana Motta
Nome d’arte di Hedwig Eva Maria Kiesler (Vienna 9/11/1914-Altamonte Springs 19/01/2000) è stata una famosa e bellissima attrice austriaca naturalizzata statunitense, degli anni ’40 ma soprattutto una inventrice.  Solo agli inizi del ventunesimo secolo si è conosciuto il ruolo di questa donna, ex studentessa d’ingegneria a Vienna, come inventrice desiderosa di contribuire alla lotta contro il nazismo essendo cresciuta in una famiglia benestante di origini ebraiche. L’idea chiamata “Sistema di comunicazione segreta” fu brevettata l’11 agosto 1942 con il numero 2.292387 e sviluppata insieme al musicista George Antheil. Pensavano alla possibilità di eliminare le intercettazioni dei siluri radiocomandati sostituendo una frequenza fissa ad una variabile facendo saltare il segnale da un ampo all’altro la cui sequenza di successione doveva essere ovviamente segreta e conosciuta esclusivamente da chi trasmetteva e da chi riceveva il segnale. Ma per quel tempo l’idea era troppo avanzata ed infatti trovò applicazione solo nel 1962 durante la crisi di Cuba come sistema di comunicazione delle navi americane. Ai giorni nostri è alla base di tutte le tecnologie di comunicazione senza fili che usiamo quotidianamente dal wi-fi al gps. All’età di 84 anni ricevette la medaglia Kaplan al più prestigiosa onorificenza austriaca per un inventore. 
3) ONDINA VALLA  di Sergio Cosentino
Intitolerei una via di San Giuliano Milanese a una donna Il suo nome e’ Ondina Valla Trebisonda Valla detta Ondina. Nata a Bologna 20 maggio 1916,  deceduta  a l’Aquila 16 ottobre 2006.  Prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro ai giochi olimpici e precisamente a Berlino nel 1936 nella gara degli  80 metri ostacoli. Naturalmente quelle olimpiadi  passarono alla storia per altre note vicende ( Jesse Owens ). L’originale nome Trebisonda fu scelto dal padre come omaggio alla omonima citta’ turca Trabzon da lui ritenuta una delle piu’ belle al mondo.            Un giornalista per errore scrisse Trebitonda e da allora dopo i giochi olimpici la chiamarono semplicemente Ondina. Campionessa sportiva di valore mondiale in un periodo storico molto difficile dell’anteguerra, atleta versatile la stampa la definiva il sole in un sorriso. Nel 1932 fu esclusa dalla spedizione olimpica per Los Angeles su pressione del vaticano in quanto allora sedicenne unica donna che affrontava la traversata oceanica con tutti gli atleti uomini ( se Federica Pellegrini rimase a casa a 16 anni senza andare alle olimpiade di Atene 2004 non avrebbe vinto la medaglia d’ argento e forse non avrebbe  neanche partecipato alle successive fino alle prossime di Tokyo 2020). Oltre ad essere stata la prima medaglia d’oro femminile italiana nella gara dove vinse l’oro fece anche il record mondiale e fino al 2004 e’ stata la piu’ giovane italiana a vincere una gara olimpica. Nel 1978 subi’ il furto della medaglia d’oro che nel 1984 primo nebiolo le regalo’ una riproduzione esatta della medaglia rubata. Lo sport e’ maestro di vita e una sana e leale competizione aiuta a crescere e confrontarsi tra le persone di tutto il mondo.   
4) GISELLA FLOREANINI di Paola Pedrazzi
Mi chiamo Gisella Floreanini, sono nata il 3 di aprile del 1906 a Milano e qui morta il 30 maggio del 1993: 87 anni di vita intensa, due grandi amori e una figlia. Nata da una famiglia relativamente benestante e liberale ho goduto, per i miei tempi, di un’ampia istruzione e di diploma al conservatorio in pianoforte. Dall’ambiente famigliare, e in particolare da mio padre, ho assorbito il profondo amore per la giustizia e la libertà che mi ha portata, da subito, a rifiutare e combattere il fascismo e la sua aberrante cultura. Sarò donna, moglie e madre partigiana. Dal 9 settembre al 23 ottobre del ‘43 nella Repubblica Liberata dell’Ossola sono, di fatto, Ministra donna, mentre in Italia alle donne non era ancora riconosciuto il diritto di voto. Quei “40 giorni di libertà” sono stati un esperienza unica di impegno paritario fra donne e uomini, con la nascita dei mitici “Gruppi di difesa della donna”, permettendo di coordinare , con spirito moderno e innovativo, fra le zone valligiane l’espatrio di oltre 500 bambini verso la Svizzera. Rete organizzativa che nemmeno la ripresa della valle da parte dei nazifascisti riuscirà a interrompere. Mi hanno conferito una Medaglia d’oro alla Resistenza e eletta deputata della I e II legislatura della Repubblica liberata e democratica. Se qualche scuola o sede antifascista è intitolata al mio nome non è per autocelebrazione o saccenteria, è solo il tardivo e doveroso tributo alla straordinaria presenza e lotta delle donne nella liberazione e ricostruzione del nostro Paese.
4) ELEONORA D’ARBOREA  di Luisella Cabriolu
Le donne passate alla storia sono in genere donne fuori dal comune, come lo era Eleonora d’Arborea, principessa e legislatrice della Sardegna medievale. Carlo Cattaneo la definì “la figura più splendida di donna che abbiano le storie italiane”. Eleonora resse il giudicato di Arborea mirando all’indipendenza dall’Aragona, creando una comunanza di intenti tra i vari settori della società, compresi i ceti sociali più bassi. Voleva arrivare a una “bona pau et tranquillitat”. È passata alla storia per le sue doti politiche e soprattutto per l’opera di riorganizzazione giudiziaria e amministrativa del giudicato di Arborea: la Carta de Logu, un esempio di legislazione unico nel suo periodo. Venne  scritta in volgare per essere compresa dal popolo. Gli articoli che la compongono disciplinano in modo chiaro e semplice i vari rapporti giuridici, l’amministrazione della giustizia, l’uguaglianza di fronte alla legge, in pratica la certezza del diritto. Degni di nota è sopratutto l’ampio spazio dedicato alla tutela delle donne, e in particolare le norme che riguardano i casi di stupro. In un periodo in cui questi soprusi si risolvevano al massimo con un matrimonio riparatore, Eleonora stabilisce che spetta alla donna decidere se accettare l’unione con chi ha abusato di lei. Allo stesso tempo il matrimonio non elimina il reato e il colpevole deve essere punito.  Se si pensa che l’Italia repubblicana ha abolito il delitto d’onore solo nel 1981, si capisce quanto le norme volute da Eleonora d’Arborea siano moderne. 
5) ARTEMISIA GENTILESCHI di Ornella Bongiorni
Artemisia Gentileschi nasce a Roma, l’8 luglio 1593  e muore a  Napoli, il 31 gennaio 1654, è stata una pittrice italiana di scuola caravaggesca. Donna determinata e artista apprezzata da molti suoi contemporanei tra questi  Galileo Galilei e Michelangelo Buonarroti. Viene ricordata  per aver dato prova di coraggio quando, a soli 18 anni, subì lo stupro da parte del suo maestro d’arte e amico del padre. 
Artemisia non nascose il fatto e denunciò pubblicamente l’accaduto. Nel 1612 iniziò il processo nel quale dovette subìre ripetuti controlli di genere umilianti e dolorosi. Ma lei non si arrese e dimostrò ai giudici che il fatto era avvenuto con violenza e senza il suo consenso. Il processo si concluse a suo favore e la condanna del suo aggressore che  però mai scontò i 5 anni imposti dalla sentenza.
Per secoli la Gentileschi fù ricordata solo per le sue vicende personali e mai per la sua figura di artista. Restò pressochè sconosciuta  e mai menzionata nei libri di storia dell’arte fino ai primi del ‘900. Oggi, la sua arte viene svelata dai critici e posta nella giusta considerazione. Le vicende personali fanno da sfondo alle meravigliose opere pittoriche e i suoi personaggi femminili come Susanna o Giuditta, testimoniano la forza brutale degli eventi con realismo e maestria. Ora, nei libri d’arte lei c’è, Artemisia Gentileschi è finalmente riconosciuta dai critici la grande artista che è sempre stata ma anche colei che non accettò mai la violenza subita dimostrando di essere una donna fiera e consapevole del proprio essere e responsabile della propria vita.
5) CLARA IMMERWAHRN – una scienziata contro la guerra. di Lucia Agnesini
Clara Immerwahr (1870/1915) prima donna che in Germania affermò il diritto, di fatto negato alle donne, di laurearsi ed intraprendere una carriera accademica.Laureatasi brillantemente in chimica collaborò con il marito Fritz Haber sullo studio degli effetti dei gas asfissianti ed urticanti ma dovette rinunciare alla carriera a favore di lui.
Si ribellò alla decisione di usare i gas per scopi militari e si espose in pubbliche denunce affermando che l’utilizzo dei gas in guerra rappresentava “uno stravolgimento degli ideali della scienza”.
Il 2/5/1915 mentre il marito festeggiava con amici la vittoria di Ypres, in Belgio, dove morirono migliaia di persone fra atroci sofferenze Clara si suicidò
Il giorno dopo il marito partì per il fronte russo, per dirigere un nuovo attacco con i gas.,
La sua storia rimase quasi sconosciuta fino agli anni novanta. Da allora la figura di scienziata pacifista venne studiata  ein tutto il mondo sono stati istituiti decine di premi a lei intestati e destinati a scienziate impegnate nella ricerca scientifica per farci conoscere la natura e la qualità della vita degli esseri umani, e non di produrre armi.
6) ARTEMISIA GENTILESCHI : la prima donna a denunciare uno stupro attraverso il dipinto “Giuditta che decapita Oloferne”. di Lidia Bonvini
Artemisia Gentileschi nacque a Roma nel 1593: figlia di Orazio Gentileschi, grande amico di Caravaggio. L’ambiente in cui crebbe era molto stimolante rispetto a quello a cui erano confinate le altre donne in quell’epoca. Ebbe la possibilità di frequentare artisti e di praticare nello studio paterno. Il padre si prodigò per far conoscere a tutti l’arte della figlia. Purtroppo un terribile scandalo rischiò di stroncare la stella in ascesa: nel 1611 infatti, Artemisia venne stuprata da Agostino Tassi, collega ed amico di suo padre. Una donna non più vergine e non sposata era considerata una poco di buono: nonostante fosse la vittima della situazione. Tassi inoltre era già sposato, perciò era anche impossibile ricorrere a un matrimonio riparatore.
Il processo portò ulteriori maldicenze a diffondersi sul conto di Artemisia, la sua testimonianza fu resa sotto tortura, mentre le venivano schiacciate le dita. Nemmeno la sua fidata amica Tuzia fu dalla sua parte, alimentando lo stigma sociale verso la giovane.
Dopo il processo, che non la tutelò anzi rovinò la sua reputazione, Artemisia fu costretta a lasciare Roma e a sposare un artista fiorentino semisconosciuto: Pierantonio Stiattesi. Tentativo fallimentare di riabilitare la Gentileschi agli occhi della società. Continuò a dedicarsi intensamente alla pittura, al punto da riuscire a farsi ammettere – come prima donna nella storia – all’Accademia delle arti del disegno.
Le sventure e le malelingue non misero a tacere la sua passione e la sua ambizione: nel 1621 la donna prese le figlie, lasciò il marito, e tornò a Roma. Sarà poi la volta di Venezia e Napoli, presso cui si trasferirà definitivamente e morirà a causa di un’epidemia nel 1653, dopo una parentesi londinese.
7) MILEVA MARIC di Anna Maria Gorrini
Mileva Marić nasce a Titel il 19 dicembre 1875   è stata una fisica serba, prima moglie di Albert Einstein. Mileva ebbe la fortuna di avere dei genitori che, non solo si accorsero della sua brillante intelligenza, ma le permisero di proseguire gli studi, prima al ginnasio in Svizzera, poi nel 1806 all’Ecole Politecnique dove approfondì le sue conoscenze in matematica e fisica. Fu in questo periodo che Mileva incontro’ il giovane Einstein. La loro unione prima solo lavorativa,ed in seguito anche affettiva, fu osteggiata dal padre di Einstein perché Mileva non era ebrea.  Fu solo alla morte del padre che poterono sposarsi, nel 1903. La loro collaborazione divenne sempre più intensa, tanto che diventò difficile rintracciare quali fossero le intuizioni dell’uno o dell’altra, negli studi sulla relatività. Einstein stesso affermava, infatti, di aver bisogno della moglie, perché era lei a risolvere tutti i problemi matematici. Dopo aver avuto figli, uno dei quali con gravi problemi di salute, si separarono definitivamente nel 1919. Mileva Marić-Einstein morì il 4 agosto 1948 a Zurigo, all’età di 73 anni.  Importanza di Mileva Marić nei lavori di Albert Einstein. Tratto da Wikipedia: “Già allora ci si cominciò a chiedere come fosse possibile che un impiegato che lavorava a tempo pieno in ufficio (8 ore al giorno, 6 giorni alla settimana) fosse riuscito in così breve tempo a compiere dei lavori di tale portata. Peter Michelmore fu il primo fra tutti i biografi di Albert Einstein ad affermare che uno dei fattori determinanti di questo strepitoso e assai celere successo fosse proprio la moglie di Albert Einstein. Le biografie dedicate a Mileva Marić ovviamente le conferiscono riconoscimenti più ampi di quelli che fino ad ora è stato possibile documentare con certezza. Indubbiamente la scoperta e la pubblicazione nel 1987 della corrispondenza privata tra Mileva Marić e Albert Einstein ha contribuito a far uscire dall’ombra la figura di lei e ha condotto a un timido riesame dei reali meriti di lui. Il fisico Evan Harris Walker nel suo articolo per il Physics Today del 1989 sostiene che Albert Einstein e Mileva Marić avessero lavorato come un vero e proprio team. Aggiunge inoltre che i lavori più vitali di Einstein sono appunto quelli che ha condotto quando era sposato con Mileva e che dopo il divorzio la sua fisica sia diventata più conservatrice. Walker è inoltre del parere che Mileva Marić dovesse essere menzionata come coautrice se non altro almeno del lavoro riguardante l’elettrodinamica dei corpi in movimento. A sostenere la posizione di Walker è il fisico sovietico Abram Feodorovič Ioffe, il quale sostiene di aver letto nel 1905, mentre lavorava come assistente nella redazione degli Annalen der Physik, i lavori di Einstein prima della pubblicazione definitiva e ufficiale e che negli originali venisse indicato come autore un impiegato dell’Ufficio Brevetti, un tale Einstein-Marity. Ioffe spiega che Marity (versione ungherese del cognome Marić) era il cognome da nubile della moglie di Albert Einstein. Dello stesso avviso è anche il fisico serbo Đorđe Krstić, che per quasi 50 anni ha condotto ricerche su Mileva Marić e Albert Einstein.”
7) NILDE IOTTI di Noemi Eisera
Intitolerei la via a Nilde Iotti, prima donna politica italiana a  ricoprire per merito cariche statali, ma soprattutto donna che ha  combattuto per la difesa delle donne e per garantirne i diritti. E’ stata capace di seguire i suoi sentimenti anche in un contesto sociale ancora molto ostile, in tutti gli schieramenti, a dare spazi fuori dal  “sacro vincolo della famiglia” ufficiale.  Spero che la strada che (e se) le verrà intestata, sia una bella strada!
8) FRANCESCA DENDENA di Roberta Maroni
Nella casa dei miei nonni a Borgolombardo, dove mio papà è nato nel 1945, non eravamo soliti guardare la TV, si ascoltava la radio, quasi perennemente accesa. Ma il 12 dicembre era un giorno particolare. La nonna accendeva il piccolo Mivar 12” a mezzogiorno, in attesa del telegiornale. Aspettava di sentire una voce familiare. Ed ecco che compariva lei, “la Franca”. Francesca parlava con il giornalista, commossa, ma ferma, di quella triste ricorrenza: la strage di Piazza Fontana a Milano, dove suo padre – Pietro Dendena – morì ingiustamente insieme ad altre sedici persone. Francesca Dendena era Presidente dell’associazione “Piazza Fontana 12 dicembre 69: centro studi ed iniziative sulle stragi politiche degli anni 70”; nella sua breve vita, perché purtroppo ci ha lasciati il 6 ottobre 2010 all’età di 58 anni, Francesca ha combattuto con caparbietà per arrivare a conoscere la verità, una verità che dopo quasi cinquant’anni ed innumerevoli processi non ha ancora visto la luce. Questa una sua frase, che mi piace ricordare “noi continueremo a chiedere, perché non ci vergogniamo del nostro passato e non dovremmo chiedere in futuro di dimenticarlo. Vogliamo poter dire alle generazioni che verranno fra 10, 20, 50 anni, che noi abbiamo fatto tutto il possibile per restituire alla società intera, non solo a noi stessi, il senso della giustizia”. Non ho mai conosciuto Francesca, ma il 12 dicembre nella casa dei nonni percepivo la sua presenza. La vedevo negli occhi attenti e lucidi della nonna, Maria Dendena, perché Francesca era sua cugina.
9) OLYMPE DE GOUGES di Ilaria Henking
Il suo vero nome era Marie Gouze, ma in seguito alla morte del marito, che era stata  costretta a sposare, cambiò il suo nome in Olympe (nome di sua madre). Si battè per i diritti civili delle donne scrivendo la Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina; ma non solo: si preoccupò anche dei neri, dei poveri, dei disoccupati, degli orfani e degli anziani.  Chiese il diritto di cittadinanza per le donne, ma, nonostante la grande partecipazione femminile alla Rivoluzione Francese, la Convenzione non lo concesse. Olympe riuscì a scatenare l’ira delle autorità con la pubblicazione dei suoi scritti e con la sua proposta di un referendum popolare per scegliere una forma di governo. La sua casa venne perquisita, i suoi scritti bruciati e lei venne trasferita nell’Abbaye de Saint Germain-des-Près, dalla quale scappò per trasferirsi alla casa di cura di Marie-Catherine. In attesa della sentenza dichiarò di avere paura ma di non avere nulla da confessare. La privarono della difesa di un avvocato e le fu data la pena di morte, contro la quale lei si era battuta, e che venne eseguita il 3 novembre 1793. Sul giornale scrissero: “…sembra che la legge l’abbia punita per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso”, come a dire che se fosse rimasta al “suo posto” non le sarebbe successo niente.
10) TINA MODOTTI, fotografa di Paolo Rausa 
Fu attrice, modella, attivista politica, musa ispiratrice di grandi artisti e lei stessa grande fotografa. Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, detta Tina, nacque a Udine nel 1896. Divenne una delle più famose fotografe della prima metà del ‘900 e visse una vita da attivista per rivendicare i diritti delle masse popolari e delle donne. Viaggiò molto, dove riteneva che fosse utile documentare con la fotografia e denunciare le condizioni di oppressione dei popoli e sostenerli nella lotta di liberazione dai sistemi autoritari. Fu in Spagna e poi in Messico, dove nel 1929 fu ucciso davanti ai suoi occhi il suo compagno Julio Antonio Mella. Fu anche notevole attrice, nel film The Tiger’s Coat, 1920, nel ruolo di Maria de la Guardia. Una donna che diede la vita per l’idea di libertà e di eguaglianza e si dedicò con passione alle attività artistiche, nel teatro,  nella cinematografia e nella fotografia. Morì nel 1942 a Città del Messico e fu sepolta nel Pantheon de Dolores. Sulla tomba l’incipit di una poesia che le dedicò Pablo Neruda: “ Tina Modotti, sorella non dormi, no, non dormi:/forse il tuo cuore sente crescere la rosa/di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa./Riposa dolcemente sorella”.
10) MADRE TERESA a cura delle mamme dei bambini  delle  scuole per l’infanzia Brivio Sforza e San Francesco con la coordinatrice  Giuliana Negroni 
Vista con gli occhi di una mamma: Madre Teresa  maturò nel dialogo con Dio e i Santi il desiderio di voler aiutare gli uomini: una mamma è sempre una mano tesa  che accoglie e offre. Madre Teresa  decise di stare “nel mondo” “per il mondo” accanto ai poveri per condividere le loro sofferenze: una mamma è vicinanza in ogni momento. Madre Teresa ha indossato i colori della Vergine Maria: la purezza del bianco dell’anima e l’azzurro del cielo immenso: una mamma è  bellezza che regala serenità al cuore Madre Teresa ha fatto tutto per amore di Cristo:  una mamma è amore incondizionato e per sempre.  Madre Teresa è strumento di pace: una mamma è sempre un abbraccio che perdona. Madre Teresa offrì se stessa al povero, al bambino, al malato, all’anziano: una mamma è armonia “ tra”  e  “nella diversità” Madre Teresa donò tutta se stessa con il sorriso: una mamma è gioia e speranza di felicità eterna.
11) ANNA MARIA MOZZONI di Donatella Mazzoni
Nasce Milano il 5-5-1837 e scompare a Roma il 14-6-1920 Il suo impegno culturale, civile e politico ha fatto si che fosse una delle prime donne a combattere per i diritti. Fonda un’associazione indipendente per promuovere gli interessi femminili, si batte per la parificazione del lavoro tra uomo e donna e per delegittimare le differenze salariali. Si adopera fortemente affinchè l’istruzione possa garantire autonomia e indipendenza economica alle donne. Lotterà fino alla fine della sua vita per il traguardo del voto alle donne.
12) ILARIA ALPI Di Maria Antonietta Borciu.
Intitolerei una strada/piazza alla giornalista Ilaria Alpi “perché” In questo mondo di disordine morale e civile, pur essendo Lei molto giovane, si è distinta per la libertà di azione, della giustizia, alla ricerca della verità. La prima volta che visitò Mogadiscio fu nel 1992, inviata dal Tg 3 per una missione di pace indetta dalle Nazioni Unite. Il suo lavoro e il luogo l’appassionarono e la coinvolsero talmente tanto, che andò avanti nel tempo con determinazione, anche quando nel suo cammino incrociò persone con interessi pericolosi di varia natura. Continuò il suo percorso con coraggio e fermezza fino al 20 marzo 1994 giorno che la sua vita fu stroncata da mani ignote nell’esercizio della sua professione; ad oggi non sono state chiarite le circostanze della sua morte. Ecco perché dedicherei a questa giovane donna una strada/piazza che possa ricordarla per il suo coraggio Determinazione e  il candore della sua moralità.
13) FRIDA KAHLO di Valentina Cocuzza
Intitolerei una via di San Giuliano Milanese a una donna: il suo nome è Frida Kahlo, all’anagrafe  Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón (1907-1954). Frida Kahlo, pittrice messicana, per me non è stata solo una grande artista che ha saputo trasmettere i suoi sentimenti attraverso le sue opere, ma è stata una Donna completa, forte e fragile allo stesso tempo. Icona anticonvenzionale, simbolo della moda e del femminismo. Donna della prima metà del XX secolo, ha combattutto per l’indipendenza, la libertà. Molto legata alla famiglia e alle tradizioni,  ma anche alle trasgressioni, infatti si dipinge indossando abiti della tradizione messicana, ma con gioielli vistosi, labbra rosse, smalto sulle unghie, per l’epoca erano considerate forme di ribellione, imporre la propria personalità, farsi accetare così come si sentiva.Ha conosciuto il dolore, la sofferenza a causa di un brutto incidente stradale. La delusione di non poter avere figli, stare dentro un corpo martoriato e torturato, sterile, non le hanno impedito di vivere, di amare, di viaggiare, studiare, combattere. Si è dedicata alla politica, alla letteratura. Icona della moda, ancora oggi è un simbolo della femmilità. L’amore per il  marito Diego, l’ha travolta in un vortice di passione e dolori. Ha subito numerosi tradimenti anche da parte della sorella, un passo dalla follia. Guardare oggi un suo quadro è rivivere la sua vita, una donna forte e fragile, colta, piena di amici ma sola nella sua solitudine. Di Lei ricordo la frase : Ogni “ tic-tac” è un secondo della vita che passa, fugge e non si ripere. E in essa c’è tanta intensità e interesse che il problema è solo saperla vivere.
13) LUISA CARMINATI VIGANO’ di Cristina Vitali.
Quando ho saputo del concorso “Intitolerei una via di San Giuliano Milanese a una donna”, la mente è subito corsa alla sig.ra LUISA CARMINATI VIGANO’, che nella nostra città ha vissuto e per il nostro territorio si è prodigata, lasciando tracce di sé nella sua Cascina Carlotta, che, poi, grazie all’impegno della figlia Elisabetta e dell’Associazione “Amici di Carlotta”, è diventata un po’ di tutti, aprendosi ai visitatori, grandi e piccoli, del Museo di Civiltà Contadina dedicato alla sig.ra Luisa. Proprio qui, l’opera della sig.ra Luisa è continuata, attraverso le sue fiabe e i suoi disegni, che rappresentano scene di una vita che fu… Lunga vita al Museo, dunque! Ovunque si possa trovare, sempre parlerà la lingua della semplicità, della solidarietà e di quei valori umani, oggi un po’ offuscati, che la sig.ra Luisa ha insegnato e ha lasciato in eredità a tutti noi, suoi concittadini.
14) ANTIGONE di Simona Scipioni
Il mito di Antigone: una donna simbolo di una ribellione solitaria contro il potere
Antigone era figlia del re di Tebe, Edipo. I suoi fratelli, contendendosi il trono, si uccisero a vicenda. Il potere passò allo zio Creonte, il quale, per contenere possibili rivendicazioni, promulgò un editto per vietare a chiunque, pena la morte, di seppellire Polinice, il fratello oppositore. Questo, per il mondo greco, significava impedire al defunto di trovare pace. Antigone sfidò il divieto e riversò del terreno sul corpo del fratello per assicurargli una pur minima sepoltura. Colta in flagrante, portata al cospetto del re, tutti si meravigliarono che il gesto fosse stato compiuto da una giovane donna. Antigone ammise, senza paura, di aver commesso l’atto e sostenne con fervore di aver agito perché non poteva accettare un editto che violasse i principi umani e civili esistenti da sempre. Nessuno poteva impedire la sepoltura di un uomo, anche se considerato un traditore, anche se a chiederlo fosse stato il re.
Antigone diventa il simbolo della ribellione al potere. Un potere basato sull’odio e sulla paura. Nessuno ha avuto il coraggio di opporsi alle sue leggi ingiuste. Solo lei, giovane donna in un sistema maschilista ha alzato la testa, ha avuto il coraggio di dimostrare quanto fosse ingiusta e crudele l’imposizione dello stato. Ha agito consapevole delle proprie azioni, incurante delle conseguenze. Lei stessa dice: “non sono nata per condividere l’odio ma l’amore”. Questa frase deve riecheggiare anche oggi nelle nostre vite. Tutti abbiamo dentro di noi una Antigone, non sempre riusciamo ad esternarla ma esiste.
15) LUISA CARMINATI di Jole Siciliano
Sin da bambina amò vivere in cascina e immortalare tutto ciò che la suggestionava. Fu una donna dai molteplici interessi, energica e passionale. Quando un piano di lottizzazione mise a rischio i terreni della Cascina Carlotta, scrisse ai giornali per difendere la salvaguardia di una parte del Parco Sud Milano e non esitò a mettersi davanti alle ruspe per impedirne l’avanzata, provocando un grande scalpore. Raccolse oggetti della cultura contadina classificandoli e preservantoli negli spazi che furono le dimore dei salariati agricoli. Trascrisse fiabe e filastrocche che le furono tramandate oralmente dalla nonna, dalla madre e dai braccianti, realizzò una narrazione attraverso dei disegni raffigurando le varie fasi dei lavori in cascina. Ebbe la sensazione che i paesaggio si stava modificando e di conseguenza sarebbero andate perse le tradizioni per cui volle creare una memoria fatta di oggetti, manoscritti e disegni. La sua formazione pedagogia la influenzò positivamente: percepì l’importanza della funzione comunicativa e volle lasciare una traccia delle sue conoscenze che altrimenti la nuova tecnologia avrebbe cancellato per sempre. Nel suo museo ospitò numerose scolaresche e grazie a lei molti studenti compresero le tradizioni locali rispetto al lavoro, al ritmo delle stagioni, alle tradizioni e al rispetto del biosistema. Molti giovani sangiulianesi ricordano sicuramente la visita guidata al “Museo Contadino della Cascina Carlotta” promosa dall’Ente Locale nel Piano di Diritto allo Studio. Per tutto questo propongo che venga intitolata una via di San Giuliano Milanese a nome di Luisa Carminati. Via Luisa Carminati. 
16) CHRISTINE DE PIZAN di Ornella Pica
Intitolerei una via dia San Giuliano Milanese a una donna, il suo nome e’ …
CHRISTINE DE PIZAN nata a Venezia come CRISTINA DA PIZZANO nel 1365. Donna colta e intraprendente, rimasta vedova giovanissima , mantiene se e la sua famiglia con l’arte della scrittura. Prima scrittrice europea, prima editorialista e forse prima femminista della storia. Come possiamo non intitolare una via a chi nel 1405 (nella Città delle Dame ) scrive :      “Tuttavia sappi, cara amica, che se Dio ha voluto mostrare espressamente agli uomini che le donne non hanno tutte l‘audacia e la forza fisica che gli uomini hanno normalmente, ciò non significa che essi debbano dire e tantomeno credere che al sesso femminile siano precluse tali forza e audacia: molte donne hanno dimostrato grande forza, coraggio e ardimento, tali da intraprendere e realizzare grandi cose, come fecero gli uomini importanti, valorosi e celebri conquistatori, di cui parlano tanto i libri.” come possiamo non intitolare una piazza a chi agli inizi del 1400, sempre nella Città delle Dame, scrive  … “ Tuttavia mi irrita e mi rende triste che gli uomini dicano che le donne vogliono essere stuprate e che a loro non dispiace essere violentate, anche quando si ribellano e urlano, non riesco a credere che possano gradire una così grave villania.”e ancora stupisce scrivendo ….“mi meraviglio molto dell’opinione di alcuni uomini, secondo cui essi non vorrebbero che le proprie figlie, moglie o parenti imparassero le scienze per paura che i loro costumi ne vengano corrotti” Se non a lei , che nel lontano 1400 si ribella al luogo comune della donna viziosa e lussuriosa , lei che in un mondo di maschi si erge a difesa della causa della donna,  a chi ??? potremmo rendere omaggio ??? 
16) ANNA MAGNANI – Attrice e gattara  di Silvia Acquilimo.
Franco Zeffirelli racconta che una volta Anna Magnani, con un foulard che le copriva la testa, se ne andava in giro per Roma con un cesto pieno di cibo per gatti. Un signore – che evidentemente non amava i gatti – la apostrofò in maniera molto maleducata. Lei si fermò, si tolse il foulard e lo fulminò con gli occhi: il tipo rimase impietrito nello scoprire che la gattara in questione era proprio la grande Anna Magnani. Viveva dalle parti di Torre Argentina dove ancora oggi vive una delle colonie feline piu’ famose della capitale e, come diceva suo figlio Luca, ogni sera faceva il giro dei 7 gatti. Mi piacerebbe che questa grande attrice fosse ricordata non solo come una delle maggiori interpreti femminili della storia e simbolo del cinema italiano ma anche per il suo essere donna e gattara ,che tra le donne e’ spesso la categoria piu’ bistrattata , ruolo che lei difendeva con orgoglio.
17) MARIASSUNTA PORQUEDDU di Donatella Villa
Mariassunta Porqueddu professoressa del Liceo Primo Levi, deceduta 24.12.2009. E’ stata una delle più grandi sostenitrici e fautrici del distaccamento Liceo Linguistico di San Giuliano Milanese. E’ stata la prima Facente Funzione del Preside nel suddetto distaccamento. Durante gli open days presentava questo istituto con entusiasmo e amore tali da appassionare e incuriosire i ragazzi che poi sarebbero diventati “i suoi ragazzi”. Lo stesso entusiasmo e lo stesso amore che metteva nelle sue lezioni. Credo che il Liceo Linguistico abbia contribuito a dare prestigio alla città di San Giuliano Milanese e per questo dobbiamo ringraziare anche la professoressa Porqueddu, che troppo presto la malattia ci ha portato via.
18) VIRGINIA WOOLF di Sonia Gobbi
La propongo per la sua bravura e soprattutto per la sua visione del femminile, un femminile profondo e consapevole. Capace di indagare l’animo della donna, impegnata a farla emergere al pari dell’uomo. E’ stata determinante per me leggerla in età adolescenziale. Un viaggio non solo dentro alle pagine del libro ma soprattutto dentro le donne che albergavano la mia anima, di cui non ne ero minimamente consapevole.
19) EMILY DICKINSON di Daniela Messaggio
Emily Dickinson, nata ad Amherst (Massachusetts) nel 1830 e morta nel 1886.
La sua poesia scabra, dura, ironica, spoglie di rime, trascrive l’esperienza di una donna che seppe abbracciare la condizione della solitudine e farne un provocatorio strumento di conoscenza e avvicinamento alla persona. Una donna che visse nell’ostinata interrogazione del silenzio e a quel silenzio riuscì a dare un corpo: LA PAROLA POETICA.
20) ANNA MAGNANI di Vittoria Penula
Sono cresciuta guardando spesso i film di Anna Magnani perché la mia mamma la adorava.
C’è un suo film in particolare che mi è rimasto nel cuore il cui titolo è “Bellissima”, la storia struggente di una madre che ha come desiderio di far entrare la sua bambina nel mondo dello spettacolo e che con tantissimi sacrifici riesce a farle fare il provino a Cinecittà; una straordinaria interpretazione di questa attrice dal temperamento forte e sensibile.
Anna Magnani non era una bellissima attrice ma con il suo carattere passionale e il suo immenso talento nella recitazione è stata una vera star del cinema del XX° secolo.
21) STEFANIA STELLACCIO di Massimiliano Patti
Intitoleria la via a Stefania Stellaccio, la soldatessa morta prematuramente, per colpa di un cancro al cervello. Stefania era la soldatessa che giocava nascondino con i bambini della guerra, ma per colpa dell’uranio impoverito ha dovuto combattere, una lotta impossibile , contra una forza violenta. E piu forte di lei .
22) YARA GAMBIRASIO di Marcella Munerato
La intotolerei a questa povera ragazza uccisa nel novembre 2010, circa 9 annni fa per ricordare tutte le altre donne vittime di violenza. L’uomo a volte o soppraffatto dalla gelosia , o chissa per cosa gli passa per la testa , commette a volte atti di ferocia nei confronti delle donne, fino a commetterle una violenza che puo portare anche alla morte come accaduto a questa ragazza e a molte altre. Questo e’ cio’ che accade tuttora e quindi una via intitolata. Ad una ragazza uccisa e per dire no alla violenza sulle donne.

A San Giuliano Milanese una via per Cristina Trivulzio di Belgioioso

 
 
 
 
 
 
 
 
 


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