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Musica, arte e letteratura nel 40° del golpe cileno

Musica, arte e letteratura nel 40° del golpe cileno sabato 1° febbraio allo SpazioCultura di San Giuliano, con l’omaggio al pittore Mario Tàpia e il recupero del murales di via Matteotti

Uno spettacolo multimediale, una emozione continua. Gli artisti cileni che cantarono la storia, gli avvenimenti a partire dalla ‘conquista’ spagnola, i primi documenti letterari, i grandi poeti e scrittori cileni da Gabriela Mistral a Pablo Neruda, premi Nobel per la letteratura, Isabel Allende e Luis Sepùlveda, la Nueva Cancion Chilena di Victor Jara, le danze andine, la Cueca, le arti pittoriche, il video, l’unico in cui Mario Tàpia, fuoruscito cileno e vissuto per lo più a San Giuliano, morto nel 2010, illustra il suo grandioso murales, uno scenario che comprende la storia di un popolo felice fino alla conquista, alla violenza e alla morte seminata, a fronte dei doni offerti dagli Indios, da Cristoforo Colombo che impugna l’elsa della spada e, imbracciando la croce, semina distruzione con i cannoni.

Gli affusti eruttano fuoco come alcuni secoli dopo, nel 1973, gli aerei del generale Allende arrivarono a sputare bombe sulla Moneda, il Palazzo Presidenziale a Santiago dove trovò la morte il Presidente Salvador Allende che tentava una nuova strada attraverso il governo di Unidad Popular. Fino ad arrivare al murales di via Matteotti, un’altra vittima della dittatura fascista, realizzato nel 1975 dalla Brigada Pablo Neruda. Per il suo recupero è nato ieri un Comitato che lancia l’appello ai cittadini democratici di aderire e mantenere viva la memoria dei fatti tragici del passato perché ‘Nunca mas’, non accadano più. E’ difficile spiegare la magia, ma le rappresentazioni sono così… sembra che tutto sia confuso, e invece, come d’incanto, tutto fila liscio, armonicamente. Succede sempre così… il testo era lungo, sembrava complicato trattare tre argomenti di grande significato, due gruppi musicali… Poi, poi la voce incantevole di Ornella e l’accompagnamento mirabile di Neva Tonka, le danze felpate e ancestrali di Felisa, l’armonia della chitarra di Cesar e i ritmi andini del gruppo Giambellindios, la voce densa della storia di Lucy, l’organizzazione ansante ma perfetta di Francisca Tàpia, l’emozione quando ha presentato il ricordo del padre, fatto di poche ma commoventi parole, il video con le immagini significative che hanno accompagnato le vicende descritte. Lo spettacolo è proseguito a cena, in una locanda del centro sangiulianese, situata a pochi passi dallo studio di Mario Tàpia, dove il pittore si intratteneva volentieri a bere un caffè e a scambiare le sue idee sul giallo o sull’arancione del sole, sull’equilibrio necessario al pianeta, sulla civiltà andina, ecc. Qui si è cercata e trovata l’intesa fra gli artisti e gli ideatori dello spettacolo sulle vicende del popolo cileno che si allargano sino a comprendere il dramma dei popoli del mondo che lottano per la giustizia sociale e per il progresso… Orgoglio è la parola che viene da richiamare per lo spettacolo, divertente, intenso, molto intenso. Il resto appena credilo… avrebbe detto il poeta latino Orazio.

 

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Redazione RecSando – Testo: PAOLO RAUSA Foto: Luigi Sarzi Amadè

 

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