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Brexit: la disgregazione dell’Unione Europea o del Regno Unito? 2/2

Brexit: la disgregazione dell’Unione Europea o del Regno Unito?
Franco Oriti
Parte II (ultima)

Riprendiamo il nostro discorso ipotizzando quale potrebbe essere il futuro dell’Unione Europa (UE) ma non prima di aver speso qualche parola ancora sul Regno Unito di cui nella mia prima parte ho gia’ parlato.
Mi preme ricordare qui che non sempre i governanti del Regno Unito nel secolo scorso sono stati contrari all’idea di “Europa”; per esempio, il 1 dicembre 1925 a Locarno, in Svizzera, il britannico Joseph Austen Chamberlain insieme al tedesco Aristide Briand e al tedesco Gustav Stresemann dichiaravano “We met together, we spoke European”. Altro esempio, il 19 settembre 1946 a Zurigo, sempre in Svizzera, Winston Churchill alla fine di un suo discorso all’Universita’ dichiarava “Let Europe arise”.
Se poi ci riferissimo a tempi piu’ recenti e cioe’ al 1995, la volonta’ di non proseguire verso gli Stati Uniti d’Europa viene enfatizzata da Margaret Thatcher che proponeva gia’ l’uscita del Regno Unito dalla Comunita’ Europea (CE), era contraria alla costituzione di una moneta unica europea e auspicava la creazione del “North Atlantic Free Trade Area”.
Puo’ essere che gli attuali Boris Johnson e Nigel Farage siano seguaci della Thatcher mentre forse Tony Blair e Jo Cox siano un po’ i seguaci di Chamberlain, Churchill, del federalismo inglese di Lord Lothian e di Federal Union.
Passando all’Europa, cosa potrebbe qui accadere tra breve? Verranno innalzati muri e barriere doganali disgregando l’UE e cancellando oltre 60 anni di storia oppure proseguiranno lentamente le riforme cercando di creare gli Stati Uniti e Federali d’Europa?
Probabilmente l’approvazione di Brexit e il suo compimento potrebbe spingere altri Stati membri a seguire quanto deciso dal Regno Unito; l’attuale Polonia in questi giorni sta discutendo sulla riforma della propria giustizia prevedendo, per esempio, l’arresto di un giudice qualora questo si opponesse al potere esecutivo (Governo) applicando le leggi e le norme vigenti. Altri Stati potrebbero a breve entrare nell’UE, come Macedonia del Nord, Albania, Montenegro, Serbia, Turchia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo che hanno gia’ avviato (o stanno per avviare) la procedura per l’adesione all’UE.
Su un elemento siamo, credo, quasi tutti d’accordo; questa UE ha bisogno di progredire piu’ velocemente verso riforme adeguate in base al periodo attuale di innovazione e di globalizzazione ma anche in base alla sua esperienza maturata in oltre 60 anni di pace, benessere, solidarieta’ e responsabilita’.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale e’ stato giusto mirare a creare le basi per un lungo periodo di pace in una Europa devastata da due guerre mondiali nel giro di un ventennio. E’stato pure corretto aver pensato di creare quelle istituzioni che avrebbero fatto progredire il benessere dei suoi cittadini perche’ solo la pace e la prosperita’ potevano far vivere tranquillamente gli europei e incrementare i servizi, lo sviluppo e l’innovazione ossia il miglioramento della vita dei suoi cittadini. Esempi, tra i tanti, di questo miglioramento sono a) dal punto di vista democratico, la creazione e l’elezione nel 1979 della prima istituzione eletta democraticamente dai suoi cittadini e cioe’ del Parlamento Europeo con sede a Strasburgo, organo legislativo sovranazionale, unico nel mondo e b) dal punto di vista economico, la creazione nel 2002 di una moneta unica, l’euro, dove oggi circola in 19 paesi dell’UE con una Banca centrale europea con sede a Francoforte ma purtroppo ancora senza un governo europeo (Stato europeo) e senza un’unione economica e fiscale europea.
Rimane ancora quindi molto da fare e soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino del 9 novembre 1989 e la disgregazione dell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) si e’ pensato a livello CE, oggi UE, piu’ ad allargarsi, accettando nuovi Stati membri provenienti soprattutto dall’est Europa, piuttosto che ad “approfondire” prima la propria organizzazione e struttura, riformando istituzioni, leggi, trattati e abolendo il diritto di veto a favore di decisioni prese a maggioranza qualificata.
Oggi, dopo le elezioni del Parlamento Europeo di maggio 2019, si pensa di intraprendere un auspicato processo di riflessione con la “Conferenza sul futuro dell’Europa”, che dovrebbe essere varata all’inizio del 2020 e che si spera porti a decisioni che realmente servano per il futuro delle prossime generazioni.
A mio avviso, questioni prioritarie da affrontare insieme sono: i) inquinamento atmosferico e cambiamento climatico; ii) migrazioni, intese sia come immigrazione dall’Africa e Asia che come fuoriuscita dei nostri giovani che emigrano per lavoro verso altri continenti; iii) terrorismo internazionale e traffico di armi e di droghe istituendo una forza comune e unica europea di difesa e di sicurezza apportando tutti i singoli investimenti nazionali in un unico fondo comune e aumentando quindi la possibilita’ di studiare e sviluppare nuove tecnologie utili per tutti. Altra questione, secondo me, di fondamentale importanza e’ la vera creazione di libera e leale concorrenza non permettendo piu’ ad alcuni singoli paesi membri dell’UE, come Cipro, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Portogallo e Romania di applicare politiche fiscali agevolate ad industrie, aziende e persone a svantaggio di altri paesi membri.
Qualora il cammino sulle riforme dell’UE finisse in un impasse e tutto rimanesse invariato (aumentando tra i cittadini la percezione negativa verso Bruxelles e incolpandola di eccessiva burocrazia) per l’ostruzione di alcuni paesi membri grazie al diritto di veto, si potrebbe pensare da subito a resettare e riscrivere la storia dell’Europa partendo dai 19 paesi dell’area euro (o almeno tra alcuni di essi) creando una nuova istituzione europea: 1) con un parlamento e un governo europeo tra gli Stati fondatori, con un solo nuovo Trattato/Costituzione in senso federale per fare in modo che ci siano per tutti i suoi Stati membri pari diritti e doveri, parita’ di responsabilita’ e solidarieta’ e che le decisioni siano sempre prese a maggioranza qualificata o semplice ma validi per tutti senza mai applicare, anzi abolendo, il diritto di veto; 2) con una unica politica estera comune; 3) con risorse proprie per sancirne la propria indipendenza economica istituendo una tassa europea come la tassa su internet o la tassa sui voli aerei o la tassa sulla plastica o altro; 4) prevedendo chiaramente la possibilita’ agli altri Stati la possibilita’ di aderire in un secondo momento e agli Stati gia’ aderenti di uscirne in qualsiasi momento senza alcun clamore e senza alcun danno per chi esce e per chi, invece, rimane.
Se la vicenda di Brexit che dura ormai da oltre 3 anni servira’: a) per far riflettere a noi europei che la via per la pacifica co-esistenza e co-abitazione in questa piccola parte del mondo (Europa) va perseguita e migliorata ogni giorno; b) a capire che sara’ un modo che apre (e non chiude) un capitolo della storia dell’integrazione europea; c) ad ammettere che la libera circolazione di persone, servizi, capitali e merci sono sinonimo di liberta’ e aumenta la possibilita’ di conoscere le culture e abitudini altrui; d) a farci rendere conto che non ci saranno facili soluzioni a problematche complesse, allora l’evoluzione dell’Europa potrebbe essere visto con interesse ed imitata anche in altri Continenti del mondo perche’ in fin dei conti cio’ che veramente dovrebbe interessarci e’ la civile e pacifica convivenza e benessere dei popoli e la salvaguardia intera del nostro pianeta Terra.
Franco Oriti, San Donato Milanese, 26 dicembre 2019

PARTE I – Brexit: la disgregazione dell’Unione Europea o del Regno Unito?
 

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