Dario Fo (Sangiano, 24 marzo 1926) è un drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore
Il padre di Dario Fo era un capostazione, ma anche un attore in una compagnia teatrale amatoriale. Fondamentali per la sua futura carriera di attore e drammaturgo furono le fiabe, raccontate dal nonno materno e anche riportate dai cosiddetti “cantastorie” popolari.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Fo si arruolò volontario nelle file dell’esercito fascista e, quando questa militanza fu scoperta, negli anni ’70, scatenò polemiche e querele. In realtà, come Fo stesso ha poi spiegato, si era arruolato volontario nell’unico esercito esistente, ma in quanto “italiano” e non in quanto fascista, per non essere deportato in Germania.
Nel 1950 si diplomò all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e cominciò a lavorare per la RAI, scrivendo e interpretando testi satirici. Nel 1954, sposò Franca Rame a Milano. Poco dopo la coppia si trasferì a Roma, dove l’anno dopo nacque il loro figlio Jacopo. Sempre a Roma Fo, dal 1955 al 1958, lavorò come soggettista per il cinema. Nel 1956 Fo scrisse e interpretò, insieme a Franco Parenti, un varietà per la RAI, intitolato ” Non si vive di solo pane”.
Nel 1962 Fo e la moglie, che nel frattempo avevano fondato la Compagnia Dario Fo-Franca Rame, prepararono una serie di brevi pezzi per il varietà televisivo Canzonissima. Ma a causa della censura, furono costretti ad abbandonare la televisione e si dedicarono pertanto esclusivamente al teatro. Le prime commedie avevano la struttura della farsa, arricchita da elementi di satira di costume. Critico verso quello che lui denominava “teatro borghese“, Fo recitava in luoghi alternativi quali piazze, case del popolo, fabbriche.
Nel 1968 venne fondato il gruppo teatrale Nuova Scena, con l’obiettivo di ritornare alle origini popolari del teatro ed alla sua valenza sociale. Anche in questo caso, le rappresentazioni avvenivano in luoghi alternativi ai teatri ed a prezzo politico.
L’opera più conosciuta di Dario Fo è sicuramente Mistero Buffo, messa in scena il 1º ottobre 1969 a La Spezia.
Si tratta di una giullarata, recitata in grammelot, un misto di dialetti, in questo caso della Pianura Padana, che si rifà alle improvvisazioni dei giullari e alla Commedia dell’Arte. Mistero Buffo costituisce, per certi versi, il modello di quel quasi-genere che viene definito “teatro di narrazione“.
Tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta, Fo fondò il collettivo “La Comune”, che portava avanti il teatro di strada.
Nel 1970 mise in scena “Morte accidentale di un anarchico”, ispirato al caso della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, in cui il commissario (rappresentazione del Commissario Luigi Calabresi) è un commissario Sportivo, soprannominato “commissario Cavalcioni”, che porta avanti gli interrogatori facendo sedere gli indiziati a cavalcioni di una finestra.
Negli anni di piombo, come attivisti del Soccorso Rosso Militante, Dario Fo e Franca Rame difesero pubblicamente Giovanni Marini, Achille Lollo (entrambi poi condannati), Giambattista Lazagna e Pietro Valpreda, accusato per la strage di Piazza Fontana.
Nel 1973 la moglie Franca Rame venne sequestrata e violentata da alcuni neofascisti legati alla destra eversiva e ad ambienti militari, come ritorsione per l’attività politica svolta assieme al marito nei movimenti di sinistra. La compagnia teatrale Fo-Rame ebbe numerosi processi e querele, nonché intimidazioni e minacce, compreso il posizionamento di bombe artigianali inesplose nei luoghi dove si esibiva. Nel 1977, Fo, insieme alla moglie Franca Rame, tornò in televisione con un programma chiamato “Il teatro di Dario Fo”, in cui venivano messe in onda le registrazioni delle performances recitate a Milano nella Palazzina Liberty e cioè, Mistero Buffo,
Settimo: ruba un po’ meno; Ci ragiono e canto; Isabella, tre caravelle e un cacciaballe; La signora è da buttare; Parliamo di donne. Questo programma fa duramente criticato dal Vaticano, attraverso il cardinale Ugo Poletti, che non gradiva il fatto che le pièces di Fo avessero per argomento, molto frequentemente, temi religiosi.
Nel 1978, Fo curò la regia di Histoire du soldat di Igor Stravinskij, presso il Teatro Ponchielli di Cremona. L’allestimento, realizzato da Fo in occasione del bicentenario del Teatro alla Scala di Milano, richiese più di trenta mimi e un grande palcoscenico, con un’apertura di almeno sedici metri, sul quale fu collocata una scena mobile, che gli interpreti dovevano spostare e ricomporre di volta in volta da soli . Successivamente, lo stesso spettacolo fu replicato in diversi teatri italiani.
Nel1980, al Theâtre de l’Est parisien di Parigi, debuttò Histoire du tigre et autres histoires.
Nel 1987, inoltre, Fo curò la regia del Barbiere di Siviglia presso il Muziektheater di Amsterdam Fo inoltre si dedicò inoltre alla regia di altre opere di Rossini, come L’Italiana in Algeri (al Rossini Opera Festival di Pesaro nel 1994) e Il viaggio a Reims.
Uno dei caratteri fondamentali del teatro di Fo è l’anticlericalismo, che si ritrova in tutte le sue opere, (Bonifacio VIII è forse la piece più anticlericale in assoluto) ed anche ne “Il Papa e la Strega” del 1989.
Sempre nel 1989, interpretò l’Avvocato Azzeccagarbugli nello sceneggiato TV I Promessi Sposi di Salvatore Nocita, sottolineando in modo inequivocabile il carattere servile del personaggio.
In occasione della celebrazione dei cinque secoli dalla scoperta dell’America, nel 1992, Fo raccontò l’evento alla sua maniera in Johan Padan a la descoverta de le Americhe, dove un povero della provincia bergamasca, cercando di sfuggire all’Inquisizione, scappa da Venezia per approdare in Spagna e giungere infine, con una serie di vicende, nel nuovo mondo. Come in Mistero buffo, anche qui utilizza il grammelot padano-veneto e anche in questo caso Fo è solo in scena interpretando tutti i personaggi.
Dal punto di vista dell’impegno politico, tra gli anni ottanta e novanta difese gli ex membri di Lotta Continua accusati dell’omicidio Calabresi: Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, accusati dal “pentito” Leonardo Marino. Sulla vicenda scrisse la commedia “Marino libero! Marino è innocente!”.
Il 9 ottobre 1997 Fo ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura, cosa che ha suscitato anche molte polemiche, con la seguente motivazione: “Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”.
Negli ultimi tempi, la produzione di Fo ha continuato a seguire le due strade parallele della commedia farsesca (Il diavolo con le zinne, 1997) e del monologo costruito sul modello archetipico di Mistero buffo (da Lu santo jullare Francesco del 1999 allo spettacolo-lezione Il tempio degli uomini liberi del 2004).
Nel 1999 Dario Fo è stato insignito della laurea honoris causa dall’Università di Wolverhampton (Inghilterra centrale), insieme a Franca Rame. Con l’avvento del secondo governo Berlusconi, Fo ha ripreso con forza una produzione d’impegno civile e politico, con opere satiriche proprio su Silvio Berlusconi, da Ubu rois, Ubu bas a L’Anomalo Bicefalo, contestata da Marcello Dell’Utri che è riuscito ad impedirne la diffusione televisiva.
Contemporaneamente Fo ha portato in scena, insieme a Giorgio Albertazzi, una serie di spettacoli-lezioni sulla storia del teatro in Italia, spettacoli trasmessi anche in televisione,. Nel 2005 Fo è stato insignito della laurea honoris causa alla Sorbona di Parigi, mentre l’anno successivo la stessa onorificenza gli è stata assegnata dalla Sapienza di Roma.
Il 16 novembre 2007 Fo presenta a Milano il film cospirazionista di Giulietto Chiesa “Zero – Inchiesta sull’11 settembre“, su presunti retroscena degli attentati dell’11 settembre 2001, film nel quale egli partecipa come personaggio e voce narrante. Nel 2008 ha collaborato con il cantautore pavese Silvio Negroni, scrivendo il brano La verzine e o Piccirillo, che Negroni ha eseguito nell’album del suo gruppo, I fio dla nebia.
Nel 2010 recita in una canzone del cantautore Luca Bussoletti. Si tratta di un brano sulle mine antiuomo il cui ricavato è devoluto ad Amnesty International sezione italiana. Il videoclip della canzone è girato in Afghanistan ed è mandato in esclusiva dal sito della rivista Rolling Stone.
In occasione della IV giornata nazionale dell’afasia , per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione delle persone afasiche, ha recitato un brano di grammelot nello spot televisivo promosso dalla fondazione
Pubblicità Progresso. Tra dicembre 2011 e marzo 2012 con la moglie ha riportato in scena Mistero buffo in una serie di spettacoli nel nord Italia. Il 24 marzo 2012, giorno del suo ottantaseiesimo compleanno, ha inaugurato la mostra “Lazzi Sberleffi Dipinti” presso Palazzo Reale di Milano, esponendo più di 400 opere che percorrevano tutto l’arco della vita sua e di Franca Rame.
Nel 2013 muore la moglie Franca Rame.
Sempre nel 2013, per le elezioni politiche italiane Fo ha manifestato il proprio appoggio alla lista Rivoluzione civile di Antonio Ingroia e al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.
Nel 2014 Fo pubblica il suo primo romanzo, La figlia del Papa, ispirato alla figura di Lucrezia Borgia: nella quale Fo ravvisa molti punti di contatto con Franca Rame.Lo stesso anno dedica uno dei suoi dipinti a Reyhaneh Jabbari, condannata a morte per l’omicidio del suo stupratore in Iran.
Nel 2015 pubblica “Un Uomo Bruciato Vivo”, scritto assieme a Florina Cazacu, figlia di Ion, un operaio rumeno bruciato vivo nel 2000 dal datore di lavoro, per aver chiesto di essere messo in regola; Sempre del 2015 è il secondo romanzo, di nuovo a sfondo storico, “C’è un re pazzo in Danimarca”, sulla storia di Cristiano VII di Danimarca.
Caratteristiche e stile
Attraverso la satira, Fo critica la società e le istituzioni, spinto anche dal proprio anticonformismo e anticlericalismo. Ovviamente, questo lo rende un artista scomodo.
L’opera di Fo è comunque il risultato di anni di ricerche e di studi appassionati della storia, del mito, della tradizione popolare dei giullari e dei cantastorie medievali e rinascimentali. Fo è anche appassionato di arte, che analizza nel profondo, non in maniera accademica, ma attraverso la narrazione della vita e delle opere degli artisti, raccontando anche le circostanze nelle quali le opere d’arte sono state prodotte, inserendole comunque sempre nel contesto storico, politico e sociale.
Dal punto di vista della struttura, Fo attinge a una miriade di generi e tradizioni letterarie e teatrali, dalla Commedia dell’Arte al vaudeville, dalle giullarate e alle gag circensi e del cinema muto ed i suoi testi sono sempre attraversati da una verve comica, anche quando trattano di argomenti seri.
Un personaggio frequente nel teatro di Fo è quello del Matto a cui è permesso dire le verità scomode . Spesso il mondo delle commedie di Fo è popolato da personaggi “da sottobosco”, visti però in chiave positiva: ubriachi, prostitute, truffatori carichi di inventiva, matti che ragionano meglio dei sani e simili.
Dario Fo costituisce un esempio unico di uomo di cultura, dotato di un background immenso e poliedrico, che viene messo a disposizione del pubblico in modo assolutamente non accademico e divertente, pur non tralasciando gli aspetti tragici e drammatici che spesso sottostanno alle vicende rappresentate sul palcoscenico.
Questo contributo vuole essere un GRAZIE speciale a questo novantenne ancora arzillo e vivace, ancora sul palcoscenico, per regalarci nuove emozioni e tante tante grasse risate!
Piera Scudeletti – Circolo Letterario 6×4