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DEPECHE MODE – “MEMENTO MORI” Vita, morte e maturità per la nuova fase Depeche.
Non si può più rimanere ancorati al passato e forse bisogna imparare a saper accettare la “caducità” e il passare del tempo con tutte le sue conseguenze, pur mantenendo fede a due elementi ancora vitali come la propria “carta di identità sonora” e lo stesso “entusiasmo” che ci spinge ad incidere ancora o affrontare una nuova tournée mondiale.
Questo forse è il senso di “Memento Mori” dell’ormai duo Gahan/Gore che riportano di nuovo la band dei Depeche davanti alle platee mondiali con un lavoro che non brilla certamente per il titolo , reso ancora più pesante dopo la scomparsa di Andy “Fletch” Fletcher.
E difatti eravamo scettici nella attesa di questo ultimo lavoro che però diventa un dolce “De profundis” e al tempo stesso una piacevole riscoperta di un sound fedele alla linea dopo un’ultima fase discografica vissuta su parametri decisamente più “techno-blues” con accompagnamenti talvolta non ben calibrati di chitarra elettrica, salvo rifugiarsi nelle parentesi più sinfoniche e classiche che sono il pane della mente del gruppo Gore.
Difatti è inutile allo stato attuale rimpiangere capolavori immortali come “Black Celebration” o lo stesso “Violator” , perché tutto cambia. Tutto si trasforma come la stessa vita ed esperienze umane di ogni singolo componente della band che ha saputo passare in quattro decenni superando le sfide più dure fra defezioni ,crisi interne molto forti come quella del ’93 post “Songs of faith and devotion” e dopo lo spiacevole evento di questo ultimo anno con la morte di Andy. Non per questo però non diventa importante portare avanti una tradizione fatta di tappeti sonori a cavallo fra l’atmosfera dark e il trip hop ricercato ma mantenendo un anima saldamente ancorata alla irriverenza e la voglia di emozionare con battiti regolari del rock.
“Memento Mori” è quindi la sintesi giusta per un duo che sa di non essere più nel suo periodo d’oro ma nella fase della maturità e dove non c’è ormai più nulla da dimostrare se non la resistenza e la professionalità davanti al passare stesso del tempo.
Apriamo con una inquietante “My cosmos is mine” molto più vicina alle atmosfere sperimentali del primo periodo della band e nel periodo di trionfo del synth.
“Wagging Tong” e “Ghost again” molto più orecchiabili non hanno ovviamente problemi a piazzarsi nelle chart come a fare da contorno a tante voci all’unisono per la dimensione live. Sicuramente i due singoli chiave , e rappresentativi di questo ultimo lavoro.
“Don’t say you love me” è un compromesso fra la composizione d’atmosfera ricercata di Gore e l’esperienza da chansonnier preferita dal Gahan performer “confidenziale” nella sua ultima produzione con i Soulsaver.
A discapito del titolo però “Memento Mori” non è assolutamente un lavoro remissivo e dai ritmi spenti perché anche in pezzi come “My favourite stranger“, “Caroline’s Monkey” e “People are good” (che bada bene non è la risposta moderna a “People are people”) riportano l’atmosfera su melodie pseudo danzerecce a cui la band ci ha già abituato e su cui ha già costruito la propria credibilità.
La degna chiusura di questa parentesi fra vita e morte spetta a “Never let me go” che non ha la forza di diventare un singolo di traino ma rimane rappresentativa di un tripudio techno pop che non ci si aspettava per poi chiudersi con l’epica “Speak to me” che chiude in maniera circolare e sinfonica alla stessa maniera di “My Cosmos is mine”.
Un disco che non può essere paragonabile al passato Depeche come non può considerarsi un passo falso rispetto all’identità stessa del gruppo. Al contrario è il segno di una maturità e di una fase che nella sua senilità trova ancora il fascino di una classe che comunque non si è spenta. La morte è solo quella di un vecchio ordine di idee e di periodi storici come la decade anni ’80. Ciò non cancella un lungo percorso che diventa anche tributo verso componenti del gruppo che hanno lasciato il segno.
Rispetto al precedente “Spirit” (anch’esso con un titolo estremamente metafisico), il sound risulta più elegante e pulito e coerente con una certa linea compositiva.
Merito anche della nostra sound engineer Marta Salogni che ha avuto la capacità di creare una certa continuità in un lavoro complicato anche dalle interruzioni e vicissitudini imposte in periodo pandemico.
Che “Memento Mori” allora non sia un rimpianto ma l’inizio di un percorso degno di una accoppiata di ambasciatori di emozioni e Costruttori navigati di atmosfere. E per inciso…vietato voltarsi indietro.
Tracklist di “Memento Mori”:
1. My Cosmos Is Mine
2. Wagging Tongue
3. Ghosts Again
4. Don’t Say You Love Me
5. My Favourite Stranger
6. Soul With Me
7. Caroline’s Monkey
8. Before We Drown
9. People Are Good
10. Always You
11. Never Let Me Go
12. Speak To Me
Recensione di Simone Sollazzo
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