Con una delibera di giunta del 28 ottobre scorso, l'Amministrazione Comunale di San Giuliano avvia l'iter di recupero e di gestione della Corte Grande, un edificio importante del nucleo rurale di Viboldone, che traguarda 'a cannocchiale' la facciata della celebre abbazia degli Umiliati del XIII secolo.
Ne sono passati di anni da quel lontano 1990, quando il Consiglio Comunale approvò in fretta e furia una adozione di piano regolatore che nelle intenzioni della maggioranza di allora avrebbe 'salvaguardato' le mire espansionistiche edilizie dall'imminente approvazione del Parco Agricolo sud Milano, che avrebbe frenato altre occupazioni di suolo agricolo. L'approvazione di questa delibera, nelle intenzioni dell'amministrazione sangiulianese, serve a scatenare un processo che miri a recuperare l'intero nucleo rurale, interessato negli anni scorsi a numerosi progetti di 'qualificazione', a partire dal progetto dell'architetto Cesare Macchi Cassia con i suoi 'matitoni' come segnali ad est e ad ovest all'inizio dell'abitato. Altri progetti furono ripetutamente bocciati sia dalle Associazioni, in particolare l'Associazione per la salvaguardia e valorizzazione di Viboldone, nata in quegli anni proprio per impedire lo scempio urbanistico che prevedeva la demolizione dell'intero nucleo con la realizzazione di villette a schiera. La Società Agricola Viboldone, proprietaria dell'intero nucleo, trovò nelle sue proposte edilizie obiezioni crescenti da parte delle suore benedettine, ospiti del convento annesso all'Abbazia, e poi della Soprintendenza fino al Ministero dei Beni Culturali e Monumentali che vedeva in questi tentativi la possibilità di mutare la natura dei luoghi, senza rispettarne il genius loci. Questa la raccomandazione stringente rivolta agli operatori interessati con l'apposizione di vincoli sempre più stringenti, che hanno finito col dissuadere dall'investimento finanziario. Ora il Comune con questo atto riapre i giochi. Il Presidente dell'Associazione per il recupero e la valorizzazione di Viboldone, Paolo Rausa, si augura che questa sia la volta buona, preoccupato della condizione di degrado in cui è decaduto il borgo. 'Auspichiamo un pronto intervento di recupero – dichiara Rausa – che salvaguardi gli edifici storici del borgo: le case dei salariati, l'altra cascina detta Abbazia, il vecchio postale dove avveniva il cambio di cavalli lungo l’asse stradale Milano-Lodi e la storica Osteria del Ponte. Lo dobbiamo agli Umiliati che giunsero in queste lande desolate e le resero fertili con le opere di canalizzazione e l'utilizzo delle marcite'. Se sarà così, lo vedremo. Intanto il Comune ha giocato la prima carta.
San Giuliano Milanese, 29/10/2014
PAOLO SALENTINO
inviato da Paolo Rausa – redazione RecSando