Con quattro pronunciamenti il Tribunale Amministrativo dà ragione all’Amministrazione comunale e chiude la partita sull’annullamento del 2° lotto, del parco e della scuola. Il commento del sindaco Falletta: «È una vittoria per la salute e la sicurezza dei cittadini».
Il PII di Bellaria è un’operazione urbanistica “illegittima”, approvata “in violazione delle norme in materia di sicurezza e rischio di incidente rilevante”. A stabilirlo è il Tribunale Amministrativo Regionale, che con una sentenza pesantissima ha respinto il ricorso dei costruttori contro l’annullamento di 180 appartamenti, un parco e una scuola materna previsti a ridosso del deposito di perossidi della Mapei. La delibera di annullamento, voluta dal sindaco Falletta e dalla sua maggioranza, è stata approvata in Consiglio comunale nel luglio del 2012. E i motivi sono chiari. Non è stata prevista nessuna fascia di rispetto tra le case e il deposito di perossidi organici, il parco è stato progettato a ridosso dei muri perimetrali dello stabilimento Mapei e la scuola materna era prevista a meno di 150 metri dalla provinciale Bettola-Sordio, in una zona totalmente incompatibile con qualsiasi misura di sicurezza. Il Tribunale non solo ha ritenuto illegittima la variante urbanistica per la costruzione di 500 appartamenti approvata nel 2007 dall’allora maggioranza di governo del Pd peschierese, ma ha perfino ribadito che “le ipotesi di illegittimità erano facilmente riscontrabili anche dall’operatore”. Quindi è chiaro: i politici di allora hanno votato un Piano Integrato di Intervento senza considerare i rischi per gli abitanti e i costruttori non potevano non sapere. Nella sentenza è scritto nero su bianco. “Il PII di Bellaria è stato approvato in violazione delle disposizioni normative dettate in materia di rischio rilevante” si legge nella sentenza del Tar. “È evidente l’illegittimità della previsione urbanistica recata da tale piano – continua la sentenza del Tar -, che ha assentito alla realizzazione degli interventi senza verificare, e quindi trascurando, l’analisi del rischio e le sue implicazioni sotto i profili della sicurezza dell’insediamento residenziale”. Non è mai stata fatta una Valutazione Ambientale Strategica, che invece è per legge necessaria, e tra le carte votate dalla maggioranza del Pd non esistono atti che riportano analisi sul rischio di incidente rilevante di quel deposito, situato a poche decine di metri dalle case e contenente 500 kg di perossidi organici, una sostanza che in caso di esplosione è simile al tritolo. “Il Comune deve tenere in considerazione l’esistenza di stabilimenti che comportano rischio di incidente rilevante” ha ribadito il Tribunale e quindi, prima di dare il via libera alle costruzioni, l’allora maggioranza della giunta Tabacchi avrebbe dovuto “valutare il rischio e prevedere opportune distanze fra lo stabilimento e le zone residenziali”. E comunque, “in caso di esercizio di attività pericolose, il rischio di incidente non si può mai azzerare del tutto”. Nessun allarmismo da parte di Falletta e della sua Amministrazione, quindi, per il Tribunale: ha “agito correttamente” poiché “l’interesse pubblico perseguito riguarda la salute e la sicurezza delle persone”. Ma non solo. Negli atti del Tribunale si legge che la delibera avrebbe potuto addirittura annullare l’interno comparto di 500 appartamenti, compresi quelli già costruiti, ma a tutela dei cittadini che hanno acquistato le case la maggioranza ha deciso di cancellare soltanto i lotti non ancora realizzati.
La variante targata Partito Democratico in cinque anni fa volare alle stelle il valore del terreno.
2003 – Il terreno è agricolo, il suo valore è di 1 milione e 400 mila euro. Questa è la somma pagata dalla società Santilo per acquistarlo.
2007 – La variante urbanistica del Pd locale trasforma il terreno in residenziale e approva un piano di intervento integrato per 500 appartamenti, una scuola materna e un parco. Il suo valore aumenta a dismisura.
2008 – La Santilo rivende il terreno per 40 milioni di euro, ad acquistarlo sono Idea Fimit e alcuni costruttori locali. Complessivamente l’operazione Bellaria ha un valore di oltre 100 milioni di euro.
L’intervista al sindaco di Peschiera Borromeo, Antonio Salvatore Falletta: dopo la sentenza del Tar, sul PII di Bellaria continua ad indagare la Magistratura
É una sentenza storica, finalmente a Peschiera trionfa la legalità e la trasparenza». Commenta così il sindaco Antonio Salvatore Falletta la sentenza emessa
pochi giorni fa dal Tribunale Amministrativo Regionale sulla vicenda del PII di Bellaria. «È una vittoria per la salute e la sicurezza di quei cittadini – dice – che, in assoluta buona fede, hanno acquistato le case costruite a ridosso del deposito di perossidi della Mapei».
– Sindaco, un commento a caldo su questa sentenza?
È la prova che quando si lavora per il bene dei cittadini, per la legalità e per la trasparenza si viene premiati. Abbiamo tutelato gli interessi dei cittadini e non dei costruttori, come invece ha preferito fare nel 2007 il Governo del Pd locale. Il Tribunale dice che quel piano urbanistico è illegittimo, ad approvarlo sono stati alcuni degli attuali dirigenti del Pd di Peschiera e dei transfughi del partito, oggi passati sotto il simbolo di Base Democratica e Sel.
– In questi anni lei è stato attaccato pesantemente dall’opposizione, che l’ha tacciata di allarmismo. Qual è la sua risposta?
Da quando abbiamo preso in mano le carte e abbiamo iniziato a lavorare per ripristinare la legalità a Peschiera, gli esponenti del Pd e di Base Democratica hanno attaccato non solo me, ma anche la maggioranza che mi sostiene. Hanno cercato con ogni mezzo di mandarci a casa e di metterci a tacere, diffondendo messaggi falsi. Hanno ignorato i pareri sulla sicurezza di Asl, Arpa e dei Vigili del Fuoco, senza mai preoccuparsi della salute dei cittadini. I costruttori hanno cercato di spaventarci chiedendoci un risarcimento danni per centinaia di milioni di euro. La classe dirigente del Pd locale era a conoscenza dell’illegittimità di questo piano, evidentemente speravano di tornare al più presto al governo della città per sistemare le carte. Una parte del partito ha capito e ha preso le distanze dagli ex assessori e da quei dirigenti senza scrupoli, gli altri hanno preferito combattere con cinismo una battaglia a favore dei costruttori.
– Perché parla di politici e di costruttori come un tutt’uno?
Non c’è mai stata una separazione di competenze tra la precedente Amministrazione comunale e alcuni costruttori locali. Tra quei politici del Pd c’era anche chi, da consigliere comunale, ha votato la variante urbanistica e il piano, per poi acquistare l’area da costruttore l’anno dopo. È una scandalosa connivenza di interessi. È la prova di una grande sinergia tra i costruttori e il Pd locale. In politica serve trasparenza e lo stesso rigore lo pretendo anche dalla mia maggioranza. Solo un componente della mia maggioranza, prima dell’approvazione della delibera di annullamento definitivo degli appartamenti, il parco e la scuola materna, ha avuto un atteggiamento estremamente equivoco e sinergico con gli interessi della Sinistra locale e dei costruttori. Ed è per questo che, due giorni dopo l’annullamento del piano, ho ritirato le deleghe ad Adriano De Micheli.
– Lei ha presentato un esposto in Procura e su questa vicenda sono in atto delle indagini su presunti reati penali. Ci può dire qualcosa?
Il Tar ci ha dato ragione sull’illegittimità del PII di Bellaria e, siccome ho fiducia nella giustizia, sono certo che sarà la sezione penale del Tribunale a chiarire quanto è successo dietro le quinte di questa incredibile vicenda. A tutela degli interessi dei cittadini, ho presentato altri esposti in Procura e alla Corte dei Conti.
– Lei ha presentato un esposto anche alla Corte dei Conti per un presunto danno erariale di 2 milioni e 500 mila euro?
La precedente Amministrazione comunale ha ceduto agli operatori un terreno comunale per la realizzazione dei box commettendo un doppio illecito: il terreno è stato ceduto in diritto di superficie perenne, mentre la legge prevede che tale diritto possa essere riconosciuto per un periodo massimo di 90 anni, e inoltre ha monetizzato la cessione ad un costo inferiore del 50% rispetto al costo di mercato. A conti fatti, nelle casse comunali non sono mai entrati 2 milioni e 500 mila euro, ovvero il corrispettivo della cifra scontata ai costruttori.
fonte: 7 Giorni – Il giornale dell’ Sud-Est Milano