La bici è più veloce dell’auto, ma noi non lo sappiamo
Il Tom Tom Index 2016 non ci dà tregua:
perdiamo in colonna fino a 147 ore l’anno, ci ammaliamo, danneggiamo la nostra economia e il nostro futuro e rendiamo brutte le nostre città.
Perché trascuriamo la bici che, invece, è ormai il mezzo più veloce
Il Tom Tom Index mi piace molto e lo potremmo ribattezzare l’indice degli sfigati, in cui ovviamente l’Italia primeggia. Calcola quanto tempo perdiamo in coda fermi a rosicarci le unghie al semaforo, e ci ricorda – casomai non lo sapessimo – che le nostre città sono le peggiori da vivere di tutta Europa: trafficate e quindi caotiche, rumorose, inquinate e soprattutto ferme, paralizzate. Il celebre studio ha valutato i dati del 2015 sui numeri di percorrenza reale di 295 città di 38 Paesi del mondo. Rispetto a tutte le città considerate, Palermo è 41esima.
Amiamo talmente l’auto e la sua decadenza da prenderla anche se ci costa 147 ore l’anno di coda, cosa che succede appunto a Palermo e che, se avete mai visitato la città, non farete fatica a credere: il trasporto pubblico è arcaico, non esistono o quasi le piste ciclabili e soprattutto non esiste una cultura della mobilità sostenibile. Detto meglio, se in Europa andare in giro in bici è cool da morire, soprattutto se è inverno e piove, da noi sfigati ancora si misura il benessere con il possesso e l’uso di un’auto.
Fatto sta che Palermo è la quarta città peggio messa in Europa, e a batterla ci sono solo Lodz (Polonia), Mosca e Bucarest.
Dopo Palermo abbiamo subito Roma, cioè la nostra città di rappresentanza, e poi Messina e Napoli. Mentre il sud affoga, il Nord, a tratti, migliora, ma è solo illusione: Milano ad esempio scende dal terzo al quinto posto, il che significa che per andare da un punto all’altro della città ci vuole il 29% di tempo in più rispetto a condizioni di traffico normali. Nell’anno di Expo il ritardo medio nell’ora di punta si è ridotto da 34 a 33 minuti, il che significa che a Milano perdiamo in coda, comunque, 128 ore l’anno. E questo nonostante la decente situazione delle piste ciclabili, nonostante la città sia completamente piatta e mai particolarmente fredda, nonostante le possibilità alternative garantite da bike sharing e mezzi pubblici, che sono tra l’altro tra i più economici d’Europa.
Ovviamente questa pesante situazione non significa solo più inquinamento, più morti e peggiori condizioni di vita. Confcommercio stima il problema logistico come una tassa da 11 miliardi l’anno per le imprese di un Paese che tentenna a uscire dalla crisi economica. Si spreca benzina, si sprecano ore di lavoro dei dipendenti. Sempre Confcommercio fa sapere che la velocità media a cui volentieri ci siamo abituati è di 15 km/h, che diventano 7 nelle ore di punta. Situazione pressoché uguale a quella evidenziata nel 2014 dall’ultimo rapporto Eurispes sulla mobilità: come quando ci si spostava in carrozza, a Milano e Roma si viaggia in media a meno di 10 km/h .
La cosa interessante, e anche intuitiva, ma che ignoriamo, è che in bici risparmieremmo la metà del tempo che perdiamo in auto. Lo ha calcolato recentemente Wecity: durante le ore di punta con la bici ci si sposta in media a 15,4 km/h contro i 10 km/h di un’auto, che costa anche infinitamente di più in termini economici, ambientali e sanitari. Nel considerare il dato bisogna anche dire che si farebbe presto a migliorare ulteriormente. Nonostante tutto, Milano è una città ostile ai ciclisti, dove ad esempio non esiste l’interscambio coi mezzi pubblici e dove le piste restano poche e vandalizzate dalle auto in sosta.
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