Dal latino “Far”, che significa Farro, la farina nasce dalla macinazione di molti cereali, frutti o semi secchi. Essa è stata parte della dieta dell’uomo fin da quando gli uomini hanno abbandonato uno stile di vita nomade, quali cacciatori e raccoglitori, per stabilirsi in piccoli gruppi di produttori di cibo, divenendo allevatori e coltivatori. Da allora vi sono innumerevoli testimonianze storiche dell’utilizzo della farina, a partire dai laboriosi Egizi che utilizzarono i primi forni in argilla, fino ad arrivare ai Romani che una volta conquistati i Greci, ne acquisirono la conoscenza del pane lievitato.
I Romani vivevano in un territorio molto fertile, in cui coltivavano diversi tipi di cereali, tra cui, il più diffuso era il farro; da cui il nome “farina”.
L’origine etimologica del termine però, non coincide con il primo utilizzo di questo alimento. A metà degli anni Novanta, infatti, durante gli scavi dell’insediamento paleolitico di Bilancino, nel Mugello, gli archeologi ritrovarono una macina in pietra e un pestello. L’analisi al microscopio elettronico rivelò su questi la presenza di amido, successivamente datato, tramite il metodo del radiocarbonio, a circa 30 mila anni fa. Recentemente, grazie agli studi condotti dal Dipartimento di Biologia Vegetale dell'Università di Firenze, è stato possibile identificare le piante da cui anticamente era stato ottenuto, nel particolare riconoscendo la tifa, una pianta palustre allora molto comune.
La dieta dei cacciatori- raccoglitori del Paleolitico non era esclusivamente carnivora, bensì comprendeva anche l’assunzione di farine vegetali, ricche di fibre e carboidrati complessi ma prive di glutine. Così spiega Anna Revedin dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, in seguito a successivi ritrovamenti, sparsi nel continente europeo, che sembrano confermare quanto ritrovato a Bilancino:
“Questa tecnologia per la produzione di farina sembra quindi indipendente dai climi e dagli ambienti diversi nei quali vivevano i primi sapiens europei. In base allo studio dei granuli di amido ritrovati su queste pietre si è visto che veniva sfruttata una grande varietà di vegetali per la produzione della farina utilizzando differenti porzioni delle varie specie: radici, rizomi, grani e semi. Le farine ottenute probabilmente erano un po' diverse da quelle che si ricavano oggi dai cereali: erano ricche di fibre e carboidrati complessi, ma prive di glutine”.
Su questa provocazione, offertaci dalla ricercatrice, vogliamo concentrare la nostra attenzione:
Come sono composte le farine di cui ci cibiamo ai giorni d’oggi?
Sono veramente diverse da quelle di cui ci si cibava allora?
Fonti:
National Geographic