Incontro con Marianne
Attivista della RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan), è un'organizzazione socio-politica indipendente femminile che si trova a Quetta, stato del Pakistan.
I suoi obiettivi sono la tutela dei diritti delle donne, e della democrazia.
Il 5 dicembre 2015 è avvenuto un conferenza-incontro con gli alunni della Scuola Media “A. De Gasperi “ di S. Donato Milanese con una attivista della Rawa sui temi della condizione femminile in Afganistan e sui rapporti con l’ISIS. Ecco le domande:
Cosa ne pensa dell’ISIS in rapporto con l’Islam?
Innanzitutto parliamo di un nome che noi conosciamo molto bene, “fondamentalista”.
Ciò che ci accomuna è il ruolo che l’islam vissuto costituisce un valore che è buono per tutte le persone. In Afghanistan questo è molto difficile perché incide il fondamentalismo.
I fondamentalisti agiscono sulla fibrillazione delle persone là dove esiste una situazione sul piano economico e sociale di povertà, di mancanza di diritti umani e mancanza di istruzione. Il fondamentalismo prende piede nel nome di antiche tradizioni nel nome di una religione che però non agisce per sè.
Questi gruppi utilizzano mezzi disumani per far sì che questa situazione non cambi soprattutto nei confronti delle donne che vengono deprivate da qualsiasi diritto umano ma anche nei confronti di chiunque cerchi di andare contro il fondamentalismo. Sarà molto difficile per voi comprendere il perché, molte delle potenze economiche europee e non europee, si alleino con fondamentalismo per interessi economici.
Quale è il vissuto della donna in Afghanistan?
Come in tutte le situazioni dove c’è stata una guerra, come in Brasile, dove il governo sia un regime fondamentalista le prime vittime sono sempre le donne.
Ci sono centinaia di migliaia di vedove afgane che sono responsabili della crescita di migliaia di bambini. Ci sono numerose situazioni difficili: non si ha accesso alla cultura, alla sanità e non si ha la possibilità di avere il minimo necessario ad una vita dignitosa.
L’Afghanistan è considerato il posto peggiore per una bambina, il tasso di mortalità è altissimo.
Dato che all’interno delle istituzioni ci sono dei fondamentalisti i diritti delle donne non sono presi in considerazione. La normalità è che nella realtà afgana ci sono stupri, omicidi e violenze.
Ci sono delle strutture per praticare lo sport e sono sempre accessibili?
In generale in Afghanistan, escludendo le grandi città come Kabul, non ci sono infrastrutture per poter fare sport ma, in generale, lo sport non è per le donne.
Le ragazze vengono tenute in casa e non ci sono grandi possibilità oltre che pulire, cucinare e curare i fratelli.
Quali sono gli sport più partecipati, e sono concessi a tutti?
Generalmente lo sport più praticato è il calcio nelle strade.
Molto spesso si trovano gruppetti di ragazzi che giocano a pallone ma non ci sono campetti, non c’è niente: si fa per le strade fra la terra e il fango.
C’è chi reagisce a questa condizione e si mette a urlare a gran voce che si può fare sport, ed è necessario che anche le ragazze facciano sport, io stessa mi sono impegnata perché mia figlia avesse la possibilità di farlo. Uno dei passatempi preferiti per i ragazzi sono i giochi di strada.
Come è stata la sua vita in Afghanistan e perché parla inglese?
Io non ho vissuto in Afghanistan da piccola perché mio padre è morto all’inizio della guerra e, io mia madre mia nonna e quattro sorelle, siamo stati portate in Pakistan in un orfanotrofio dell’Associazione RAWA.
Mi sono trovata abbastanza bene e ho preso la decisione che da grande avrei continuato l’opera di questa associazione come potevo.
Grazie all’orfanotrofio sono qui da voi nella vostra scuola.
Io sono la portavoce di migliaia e migliaia di donne che sono oggetto di violenza: ho trovato un modo per poter comunicare e perciò la lingua inglese è diventata obbligatoria per potervi parlare.
Il Niqab e il Burka sono obbligatori?
Dipende dalle regioni di cui parliamo, all’interno del paese quando hanno dodici, tredici anni si preparano a sposarsi e portano il burka ma in città è diverso non sono obbligate, comunque a scuola le ragazze sono obbligate a portare il velo. All’inizio, quando c’erano i talebani, era obbligatorio utilizzarlo altrimenti non potevi uscire di casa, ma anche adesso se svolgo un attività politica mi conviene nascondere il volto. Soprattutto è dura per le donne che portano occhiali o hanno l’asma e problemi respiratori: rimangono in casa perché fuori non possono toglierselo.
Io non risiedo qui in Italia, sono presente per le conferenze ma, fra qualche giorno, tornerò a casa.
Qual è la situazione attuale a Kabul?
Ci sono almeno due attacchi suicidi alla settimana, è quindi la normalità: esplosioni di bombe o scoppi sono all’ordine del giorno. Quando posso vado in Pakistan, ci sono solo 12 ore di macchina, a volte si impiegano settimane per arrivare al confine perché tutti i giorni ci sono bombardamenti.
Come lavorano gli aderenti all’Associazione Rawa?
Viaggiano costantemente all’estero ma hanno delle regole da utilizzare per mettersi al sicuro dagli attentati o dagli arresti.
Non devono mai dire il loro nome vero, non devono mai portare documenti che li legano all’Associazione e, quando sono in giro devono essere coperti da persone conosciute e non devono scattare foto. Io sono molto legata all’Italia, sono venuta molte volte anche grazie a molti amici che mi hanno aiutato.
La religione principale dell'Afghanistan è quella musulmana a maggioranza sunnita. Sono presenti minoranze di osservanza sciita nel centro del paese e, a ovest, a ridosso del confine con l'Iran. Nel Paese la libertà religiosa è limitata. L'ordinamento islamico prevede infatti libertà di culto per i non musulmani di nascita, ma anche la pena di morte per il musulmano che si rende colpevole di apostasia. In percentuale i sunniti sono l'80%, gli sciiti il 19%, l'1% altro
NEWS – 21/12/2015 – I talebani hanno conquistato il distretto di Sangin, nella provincia afghana di Helmand, e hanno occupato l'amministrazione locale e il commissariato di polizia. Secondo il vice governatore di Helmand l'intera provincia potrebbe cadere da un momento all'altro nelle mani dei talebani.
Come vive la sua religione?
Io non pratico la religione in maniera fanatica e sono libera di praticarla perché sono convinta che più riusciamo a slegarci dagli obblighi e dalla mentalità oscurantista, più riusciamo a realizzare i veri valori che la religione ci offre, quelli veri, quelli reali.
Ecco perché tutti noi siamo convinti che se riusciamo a realizzare un governo secolare in Afghanistan, slegato dalla religione manterremo la religione ad un livello privato in modo che mantenga la sua dimensione.
Quanto è condizionante la religione nella vita degli afghani?
Non è una scelta, in uno dei paesi come il mio l’Islam non è più una scelta, te la impone la famiglia: è una consuetudine educativa. Il modo in cui si vive la religione dipende dalla realtà socio–economica del Paese e soprattutto dalla mentalità della famiglia che offre questa educazione: mia nonna e mia mamma erano musulmane ma avevano i loro diritti, potevano accedere ad un’istruzione superiore, potevano vestirsi normalmente, all’occidentale e addirittura con la minigonna. Facendo il paragone con adesso che c’è un regime molto diverso all’interno del Paese mia nipote non ha potuto frequentare la scuola, per esempio. Dipende da come si svilupperà la situazione del Paese. Noi siamo attivisti politici che insieme vogliamo aiutare il nostro paese e non lo lasceremo.
Come è presente nello Stato il regime Talebano?
Sotto il regime Talebano era vietato alle donne di schiamazzare e non si doveva sentire voci di donne nella strada, addirittura dipingevano le finestre di scuro perché gli uomini non potessero vedere le donne all’interno delle case. Adesso le cose sono un po’ cambiate, ma per cultura e tradizione non sta bene che le donne schiamazzino per la strada.
La guerra ci ha trascinato indietro di anni e anni di come eravamo prima in Afghanistan, da racconti che mi fanno amici anziani, quando il Paese era il luogo più puro e bello dove si poteva vivere tranquillamente una sua caratteristica era l’ospitalità e il calore.
Come ha vissuto gli attentati terroristici di Parigi?
Ho avuto la stessa sensazione di terrore di ciò che ho provato quando ho saputo dell’11 settembre e delle torri gemelle negli Stati Uniti. E’ stato lo stesso tipo di reazione. A causa del fatto che noi in Afghanistan viviamo questa condizione quotidianamente, capiamo molto bene come ci si sente di fronte a queste tragedie e questo prova che ci sono potenze economiche europee e extraeuropee coinvolte che hanno l’esigenza di tutelarsi perché tragedie di questo tipo non succedano ancora.
Come sono i rapporti familiari e il ruolo dell’uomo?
Mia mamma vive ancora in Pakistan e le mie sorelle si sono sposate. Io ho un marito che insegna informatica in una scuola molto moderna ed è molto aperto e mi aiuta in questa mia attività anche quando sono all’estero. Dico questo perché avere più o meno una mentalità aperta dipende dall’educazione ricevuta dalla famiglia, tutto dipende da quello che hanno ricevuto dalla famiglia.
Come avvengono i matrimoni ?
Molti matrimoni in Afghanistan vengono concordati in modo preventivo.
In apparenza hanno deciso le ragazze ma il tutto è concordato dalle due famiglie. Comunque se la coppia decide di vivere assieme ci deve essere per forza un rito matrimoniale.
Come nasce il fondamentalismo dell’ISIS?
Ci sono zone specifiche che sono occupate dall’ISIS come i territori del nord. Certamente i valori tratti dai fondamentalisti sono valori Coranici ma come in tutti i fondamentalismi, ci sono anche fondamentalismi Indu e anche fondamentalismi Cristiani: molti secoli fa c’è stata una stretta connessione fra la religione della Santa Inquisizione e i sistemi governativi.
L’imposizione di valori può avere risvolti molto negativi, anche dei valori religiosi.
Perché vi sono tante interpretazioni del Corano fra i musulmani?
E’ molto difficile perché ogni etnia ha una lingua diversa e addirittura le persone che lo recitano a memoria non ne conoscono il significato. E’ molto difficile che un musulmano conosca tutto il Corano. Io parlo l’Urdu lingua del Pakistan e due lingue dell’Afghanistan.
Come spiegare il flusso dei rifugiati?
Noi abbiamo una grande tradizione di rifugiati, sappiamo che emigrano perché non riescono a convivere con la realtà cruda dovuta alla guerra ma sostanzialmente per migliorare la nostra condizione sociale ed economica di vita e quindi conosciamo molto bene questi fenomeni ma cerchiamo, come associazione, di convincere le popolazioni a non lasciare il proprio paese.
Succede che i figli cambino religione e diventino cristiana o in altre fedi?
No, No! Questa è una scelta difficile, cambiare religione e diventare cristiani in un paese con il 99% di fede musulmana E’ molto raro che avvenga ma, quello che per me è importante, è non lasciare confluire le credenze religiose all’interno di un sistema governativo dove diventa possibile imporre determinate tradizioni antiche. Sarebbe molto meglio mantenere un governo laico e tenere la religione a livello personale, ma tenerla.
Quale è la forza dei fondamentalisti?
Chiaramente i fondamentalisti non sono dei gruppi numerosissimi, sono forti perché sono dentro le istituzioni, nella polizia, del governo e, quindi fanno il buono e il cattivo tempo. Ma c’è anche chi si ribella, ci sono tanti uomini che respingono questa condizione soprattutto in difesa delle donne. Oltretutto negli attacchi suicidi, gli attentati colpiscono tutti: sia uomini che donne.
I simboli dell’islamismo ancora oggi, sono: un Minareto, un fedele inginocchiato su un tappeto rivolto verso La Mecca, la mezzaluna e la stella impresse su bandiere, cupole di moschee, la mano di Fatima e l’occhio di Allah. Il pellegrinaggio annuale alla Mecca – l'Hajj – è un dovere per tutti coloro che siano in grado di adempierlo sia fisicamente, sia economicamente e rappresenta un'opportunità unica di incontro tra diverse nazionalità. Il pellegrinaggio annuale inizia il dodicesimo mese dell'anno islamico (che è lunare, non solare, quindi sia l'Hajj, sia il Ramadan cadono talvolta in estate, talvolta in inverno). L'origine di quest'obbligo affonda nelle tradizioni dell' Arabia pre-islamica. Quando entra nel perimetro sacro, vietato ai non musulmani, il pellegrino si purifica, abbandona i suoi vestiti e indossa un pezzo di stoffa non cucito e sandali. I pellegrini indossano vesti speciali: indumenti semplici che cancellano ogni distinzione sociale e culturale, affinché tutti siano uguali davanti a Dio.
Lei ha girato spesso nel mondo, cosa le è servito?
In quindici anni ho visitato tantissimi paesi, Giappone, Australia, Africa e molto in Europa. Ovviamente dipende dallo Stato. Se è un paese arretrato o economicamente florido, la mentalità si forma anche su questo. Come vivere la religione anche sul benessere dove è garantita la persona, là dove non ci sono delitti, dove non c’è la possibilità di elevarsi culturalmente è là che si inserisce un regime come quello attuale dell’Afghanistan. Quindi la religione viene vista sicuramente in maniera diversa.
E’ questo il suo modo di vedere la fede? Perché?
Ci si sente bene se la religione diventa un fatto privato della tua vita, un fatto personale, non ha obblighi e perciò posso concludere che io non sia particolarmente religiosa. Molti uomini che ho incontrato si sono rifiutati di viverla così e si sono iscritti a gruppi di attivismo politico per far cessare questa situazione. In Afghanistan il regime attuale non permette di avere religioni diverse dall’Islam e quindi non è pensabile costruire un'altra chiesa al contrario del Pakistan dove ci sono tante comunità religiose cristiane con le loro chiese.
Quali sono le religioni presenti in Afghanistan?
Esisteva una minoranza religiosa in Afghanistan, la minoranza INDU.
Gli Indu potevano vivere tranquillamente con la loro religione e andavano a scuola insieme agli altri con l’avvento dei talebani, sono stati assassinati o obbligati a lasciare il paese.
Perché i musulmani sono così divisi nella fede dell’Islam?
Questa è una domanda molto difficile da stabilire perché non tutti le etnie musulmane hanno gli strumenti per comprendere i motivi, il retaggio storico e la provenienza che le separano da altri musulmani. In generale, a prescindere dal loro credo, e nella loro diversità, sono persone umane.
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