Medaglia d'onore alla nonna di Stefania
Tutto è cominciato quando, alcuni giorni fa, la Redazione di Recsando ha ricevuto una mail da Stefania. Stefania Monaco, atleta e insegnante di Taekwondo presso la Polisportiva Budosan di San Donato Milanese,invia ogni tanto a Recsando notizie che riguardano i risultati sportivi di quella disciplina.
In quella mail scriveva:
<< Ciao a tutti! … non è una notizia sportiva 🙂 … Ieri mi ha chiamato la prefettura e mi ha comunicato che il Presidente della Repubblica ha conferito a mia nonna la medaglia d’onore in quanto cittadina deportata. Mia nonna non c’è più e perciò la medaglia sarà consegnata a me, mio fratello e mia cugina.
Tra i documenti che avevamo presentato c’era anche una lettera che mia nonna Pompea Nuzzolese aveva scritto a sua madre, quindi a mia bisnonna, per tranquillizzarla una volta messa in salvo dagli alleati.
Evidentemente lo spirito da combattente l’ho ereditato da lei! 🙂 >>
L'articolo e la lettera riportata in calce ad un articolo dell'epoca (13.6.1945)
Successivamente, Stefania ci ha informato che:
La medaglia d'onore ci verrà consegnata oggi, 27 gennaio in Prefettura. Purtroppo della lettera ho soltanto la copia pubblicata da quel giornale. Abbiamo fatto un po' di ricerche e siamo riusciti a ricostruire le varie tappe sia della sua deportazione che del suo rimpatrio. Abbiamo anche scoperto che mia nonna e' stata una delle poche italiane non ebree ad essere deportate ad Auschwitz.
Mia nonna Pompea Nuzzolese, nata il 7 maggio 1924, fu catturata il 14 ottobre del 1944 a Rence/Ranziano in provincia di Gorizia (questa città non fa più parte dell’ Italia dal ’47 e attualmente è una città della Slovenia).
Fu deportata ad Auschwitz, trasferita a Rawensbruck e infine a Wittemburg. Mia nonna conosceva alla perfezione 4/5 lingue tra cui anche il tedesco e probabilmente questa sua predisposizione per le lingue ha creato dei sospetti ed è stata accusata di spionaggio. Sappiamo che era stata destinata alle cucine dei campi e utilizzata come interprete. Riuscì a fuggire con alcune prigioniere tedesche il 21 aprile del 1945 e riuscì a raggiungere gli alleati. Trovo’ rifugio presso il centro di raccolta di Wolfen. Fu rimpatriata in Italia; l’iter fu : Bolzano, Modena e infine Roma. Appena rimessa in forze lavorò come operatrice telefonica e interprete nella sezione Communication Lines Operation presso l’area di comando degli alleati a Roma.
Mia nonna aveva il numero di matricola tatuato sulla parte interna dell’avambraccio: numero 89044
Non ha mai cercato di rimuoverlo o coprirlo. Soffrì di depressione. Non ha mai rilasciato interviste o chiesto nessuno tipo di riconoscimento ne ha mostrato interesse nel cercare di avere un risarcimento. Ci ha lasciati il 24 novembre 1995.
Eravamo molto indecisi sul fatto di presentare o meno la domanda al Consiglio dei Ministri per il conferimento della medaglia d’onore. Ma noi siamo la sua voce, siamo la sua memoria e questa medaglia sarà tramandata ai nostri figli, ai figli dei nostri figli e così via , per non dimenticare questa tragedia.
“Questo non è solo un momento simbolico o di ricordo, perché la raccomandazione di chi è sopravvissuto è che c'é stata troppa indifferenza, troppi si sono voltati dall'altra parte: non voltatevi dall'altra parte, non fate finta di niente, non sorridete neanche davanti al più piccolo sopruso, perché se si accetta un piccolo sopruso, ci sarà sempre un sopruso più grande senza che ci sia un ripudio di questi comportamenti, e si arriva alla catastrofe dei diritti e purtroppo a quella tragedia che ora stiamo ricordando” (Giuliano Pisapia , 27 gennaio 2014)
a cura della Redazione Recsando – Staff