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San Giuliano Milanese, corrieri in sciopero all’Esselunga: “Siamo sfruttati, ma l’azienda è sorda.

L’azienda minaccia la cassa integrazione per chi partecipa alle proteste.
📍 San Giuliano Milanese, 19 aprile 2025 — ore 13:00
A pochi minuti dal consueto afflusso di clienti per la pausa pranzo, l’Esselunga di San Giuliano Milanese si è trasformata in teatro di una protesta improvvisa. Un gruppo di corrieri, dipendenti delle aziende in appalto per la consegna a domicilio della nota catena di supermercati, ha inscenato uno sciopero all’interno del punto vendita, sventolando bandiere della Filt Cgil e intonando cori di denuncia.
A documentare l’evento, un video girato casualmente dal nostro fotografo Luigi Sarzi Amadè, presente sul posto, che ha immortalato i lavoratori, usciti in blocco dai locali interni per dare vita a una manifestazione vibrante.
"Uscire con le ruote senza bulloni"
Le accuse mosse dai manifestanti sono gravi: si parla di condizioni lavorative precarie, salari da fame e veicoli insicuri. “Le aziende appaltatrici ci mettono alla guida di furgoni non revisionati, con problemi gravi, anche alle ruote. Rischiamo ogni giorno la vita per portare la spesa a domicilio”, denuncia uno dei corrieri. Molti di loro sono assunti con contratti a termine e, come spesso accade nel mondo della logistica in appalto, si ritrovano senza tutele e sotto pressione costante, anche nei giorni festivi.
Una battaglia simbolica
La protesta dei corrieri a San Giuliano Milanese si inserisce in un contesto più ampio, quello di una crescente attenzione pubblica verso il mondo delle consegne a domicilio, un settore in espansione ma ancora privo di regole chiare e di contratti collettivi adeguati.
Nel silenzio dei carrelli e tra le corsie dei supermercati, si consuma una crisi che non è solo sindacale, ma sociale. E mentre i clienti continuano a fare la spesa, c’è chi chiede solo di poter lavorare in sicurezza e con dignità.
Una protesta che va oltre il supermercato
La mobilitazione di San Giuliano Milanese non è un caso isolato, ma l’ennesimo episodio che riporta sotto i riflettori il mondo delle consegne a domicilio, una galassia che corre veloce, ma che lascia indietro – troppo spesso – i diritti. I rider, i corrieri, gli autisti dei furgoni non sono fantasmi su quattro ruote: sono lavoratori in carne e ossa, senza i quali l’e-commerce e la spesa “smart” si fermerebbero in un istante.
Eppure, mentre i clienti continuavano a riempire i carrelli, i corrieri chiedevano solo sicurezza, dignità e contratti equi. Nessun atto ostile, anzi. Ai lavoratori presenti nel supermercato e ai clienti, i manifestanti hanno rivolto un augurio di Buona Pasqua, ricevendo in risposta applausi e parole di solidarietà.
Molti clienti hanno filmato la scena con i loro smartphone, documentando la protesta e contribuendo a renderla virale.
La replica dura di Esselunga
Di fronte all’agitazione, la risposta dell’azienda non si è fatta attendere. Una nota ufficiale di Esselunga ha definito la protesta “inaccettabile” e ha annunciato la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione per i dipendenti, se lo sciopero dovesse continuare.
Una posizione che ha acceso ulteriormente gli animi dei lavoratori e dei sindacati: “Non è con le minacce che si risolvono le tensioni sociali. “Si preferisce minacciare invece che ascoltare. Non è con il bastone che si affronta una crisi sociale”, commenta secco un delegato Filt Cgil presente sul posto.
Clienti schierati con i lavoratori
Tra gli scaffali e le casse, si è alzato un altro coro, meno udibile ma altrettanto potente: quello dei clienti solidali. Moltissimi si sono detti indignati dalla reazione dell’azienda. In tanti hanno commentato che, qualora l’Esselunga dovesse mettere in cassa integrazione i dipendenti coinvolti, smetteranno di fare la spesa presso la catena. Una forma spontanea di boicottaggio che dimostra quanto il tema del lavoro sia oggi più che mai sentito anche dai consumatori.
Un campanello d’allarme per la società
Nelle pieghe di questa protesta educata ma potente, si coglie un campanello d’allarme per l’intero sistema. L’idea che il lavoro di chi porta la spesa a casa debba costare poco e contare meno non è più sostenibile. E se le istituzioni continueranno a ignorare queste voci, la frattura tra economia reale e giustizia sociale rischia di diventare insanabile.
a cura dello Staff RecSando
Video – Luigi Sarzi Amadè – RecSando

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