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Umberto Eco

Wikipedia lo definisce SEMIOLOGO, FILOSOFO, SCRITTORE….un po' schematico, non vi pare? Del resto, non è facile riassumere in poche righe "chi era Umberto Eco", data la vastità del suo,sapere, delle sue opere e dei suoi interessi. Eco ha scritto di tutto e cioè saggi, trattati, romanzi, articoli di giornale, (come "La bustina di Minerva" su L'Espresso) e su tutto: filosofia, semiotica, semiologia, letteratura, arte, storia, mito, sociologia, cinema, teatro e l'elenco potrebbe continuare pressoché infinito.

Premesso  questo, è evidente che ciò che segue non può e non vuole essere un articolo esaustivo sulla vita e le opere di Umberto Eco (questo lo lasciamo fare a che ha le competenze e le conoscenze necessarie per farlo), ma semplicemente un ricordo di questo grande uomo di cultura, e in quanto, appunto, RICORDO, sarà inevitabilmente soggettivo e limitato.
Il mio primo approccio con Umberto Eco è stato in occasione di un esame universitario (Italiano contemporaneo), che prevedeva la lettura de Il Nome della Rosa"….e fu, come si dice, amore a prima vista (probabilmente Eco non sarebbe d'accordo, visto che a quanto pare non lo amava molto), amore per l'ambientazione storica (il Medio Evo è sempre stato, per me, uno dei periodi storici più affascinanti), per la trama (il "plot"), per i personaggi, assolutamente "reali", con tutte le incertezze e le debolezze, ma anche le capacità e la razionalità, tipicamente umane.  
Il mio secondo "incontro" con Eco e ' stato in occasione della stesura della tesi, per la quale mi è stato consigliato il saggio, pubblicato nel 1977, "Come si fa una tesi di laurea", un saggio davvero utile e sempre attuale, molto scorrevole e di facile lettura, nonostante l'argomento, non proprio leggero. I romanzi successivi " Il Pendolo di Foucault" (1988) e "L'Isola Del Giorno Prima" , pur così diversi dal Nome della Rosa, sono due piccoli capolavori, così come "Storia delle Terre e dei "Luoghi Leggendari" (2013), un viaggio attraverso i luoghi della fantasia, mai esistiti, eppure "esplorati" da migliaia di uomini nel corso del tempo. Gli ultimi due romanzi di Eco  "Il Cimitero di Praga" (2010) e "Numero Zero" (2015), i romanzi "del complotto", sono scritti con la sua solita ironia, ma sono  molto diversi dai precedenti e, a mio parere, più "difficili" da leggere.
Fin qui, il mio personale ricordo di Umberto Eco: e voi, che ricordo avete? Lo avete letto e apprezzato? Oppure lo avete detestato?

Naturalmente non possiamo occuparci in dettaglio di tutte le opere di Umberto ECO e pertanto, in questa sede, ci limitiamo ad alcuni cenni ai romanzi.

IL NOME DELLA ROSA (1980)
Il primo romanzo di Eco è un giallo ambientato nel Medioevo e precisamente nel 1327.
La vicenda si svolge all'interno di una abbazia, di cui Eco stesso aveva disegnato la pianta, e ha come protagonisti personaggi di fantasia e personaggi realmente esistiti. Così il giovane frate che racconta in prima persona lo svolgersi degli avvenimenti, Adso da Melk, è un personaggio inventato (anche se pare che Eco, nel delinearne la figura, si sia ispirato a Adso da Montier-en-Der, un  monaco effettivamente esistito. Ed anche l'altro protagonista de Il Nome della Rosa,  Guglielmo da Baskerville, il Maestro del giovane Adso, è un personaggio inventato, probabilmente ispirato a Guglielmo da Occam. E' invece un personaggio storico il terribile Inquisitore Bernardo Gui, autore di un famoso Manuale dell'Inquisitore, che, nel romanzo,  farà condannare al rogo due monaci accusati di essere dolciniani e scelti come capri espiatori per gli efferati delitti che si compiono nell'abbazia.Ed è anche personaggio storico Ubertino da Casale, il frate francescano ospite dell'abbazia, dove si svolge un importantissimo dibattito/scontro tra l'ordine dei francescani e dei benedettini e la Chiesa di Roma e l'Inquisizione, sulla povertà della Chiesa. Al di là della vicenda poliziesca, il romanzo tocca argomenti teologici e filosofici di rilievo, ossia, oltre al citato dibattito (molto acceso non soltanto nel Medioevo), sulla povertà della Chiesa, Eco mette al centro del romanzo la condanna, da parte della Chiesa medievale oscurantista, impersonata dal vecchio Jorge (cieco non solo da un punto di vista fisico, ma anche e soprattutto morale e intellettuale), del riso, come emanazione del demonio e l'attacco, as esempio, alla Poetica di Aristotele.
E', insomma, un romanzo complesso e ricco, non un'opera di erudizione, ma comunque un'opera che attinge ad un vastissimo patrimonio culturale, e che, oltre a divertire, stimola il lettore all'approfondimento di un periodo storico fondamentale nell'evoluzione dell'Italia e dell'Europa in generale.

La versione cinematografica
Rispetto al romanzo, vi sono alcune differenze, soprattutto manca, per ovvi motivi, gran parte del dibattito filosofico e teologico, alcuni personaggi sono un po' diversi da quelli costruiti da Eco nel testo narrativo, e anche alcuni particolari vengono, per così dire, "spettacolarizzati", come la morte di Bernardo Gui, abbastanza truculenta e, soprattutto, completamente inventata rispetto al testo originale. Ciò non toglie che, quella del regista
Jean Jacques Annaud, è una versione comunque affascinante e di grande talento.
 

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 IL PENDOLO DI FOUCAULT (1988)

Il romanzo è diviso in dieci parti, che rappresentano le Sephirot della cabala e infatti il romanzo ha molti riferimenti all'esoterismo e all'alchimia, così come all'Ordine dei Templari. La trama è piuttosto complessa e articolata, e la vicenda si svolge su piani temporali diversi e in diverse "locations", da Alessandria (Città natale di Eco) e il Monferrato a Parigi, dove si trova, appunto, il Pendolo di Foucault. Il libro è ricchissimo di riferimenti filosofici e scientifici e non sempre è facile seguire il discorso. Secondo la maggior parte dei critici e dei recensori, in realtà questo libro non ha una vera e propria trama, ma è un "romanzo del complotto" e allo stesso tempo ne è la parodia. Quello che è certo, è che Il Pendolo di Foucault è una sorta di compendio delle società segrete, delle sette  e dei movimenti religiosi che nel corso dei secoli si sono succeduti, in Occidente come in Oriente, dai Rosacroce, ai Massoni, dagli Illuminati ai Catari.Dal punto di vista narrativo, mantiene il carattere investigativo de Il Nome della Rosa, anche se l'indagine, in questo caso, è più complessa e "intellettuale".

L'ISOLA DEL GIORNO PRIMA (1994)
 

La trama è apparentemente semplice: nel 1643, Roberto de la Grive, a seguito di un naufragio, vaga su una zattera fino a quando non incontra una nave, apparentemente abbandonata alla deriva. Roberto sale sulla nave , la ispeziona e poco alla volta si riprende dal trauma del naufragio e, attraverso alcune lettere indirizzate ad una signora, inizia il racconto della sua vita. Più tardi scoprirà che in realtà la nave non è completamente deserta, perchè a bordo c'è un gesuita, padre Caspar, che è stato abbandonato a bordo dagli altri componenti dell'equipaggio perchè, in seguito ad una puntura di insetto, gli era venuta una febbre molto alta e una pustola, che avevano fatto temere ai suoi compagni di viaggio di poter essere contagiati. Padre Caspar è diretto sull'isola davanti alla quale si trova la nave, dove pensa di trovare la Specola Melitense, un aggeggio per misurare esattamente la longitudine sulla terraferma. Seguono una serie di tentativi di raggiungere l'isola da parte di Roberto e Padre Caspar, che non sanno nuotare e si trovano di fronte ad una miriade di difficoltà. Raggiungeranno l'isola?…
Al di là della trama, questo romanzo è davvero complesso e, come sempre, ricco di riferimenti filosofici, storici, mitologici e chi più ne ha più ne metta. Tanto per cominciare, il nome della nave Daphne, la ninfa della mitologia greca associata alle acque dolci. Poi, la Specola Melitense che rimanda a tutte le teorie e i dibattiti sviluppatisi a partire dal Rinascimento sull'universo, la posizione della Terra e del Sole, e più in generale alla cosmologia e alle teorie di Galileo, Tolomeo e Copernico. Uno dei temi centrali è sicuramente il tempo, scandito dal meridiano di Greenwich, così come dai numerosi orologi che Roberto rinviene sulla nave e tutta la vicenda si fonda, in un certo senso, sull'alternarsi e, a volte, sul mescolarsi, del prima e del dopo, di passato, presente e futuro. Naturalmente anche lo spazio ha una grande rilevanza e il racconto finisce per includere un po' tutto il globo terrestre, dal Monferrato, terra natale di Roberto (e di Eco), al Mediterraneo, solcato dalla Daphne secondo il racconto di Padre Caspar, circumnavigando l'Africa, per giungere alle Isole Salomone e poi l'Australia. Insomma, ancora una volta siamo di fronte ad un'opera complessa e articolata, forse non per tutti, ma ricca comunque di spunti e di passaggi interessanti.
 

GALILEO, COPERNICO E TOLOMEO…PER SAPERNE DI PIU'
Video – Tolomeo e Copernico: "Dalle stelle la misura dell'uomo" di Margherita Hack

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La rivoluzione astronomica: dal sistema tolemaico a quello copernicano
Tolomeo e Copernico – La rivoluzione astronomica: dal sistema copernicano al sistema tolemaico, il graduale affermarsi della nuova astronomia ad opera di Copernico, Keplero, Galilei e Giordano Bruno. Realizzato da Lorenzo Baiocchi e Sonia Ruggeri IV F Liceo Brotzu Quartu sant'Elena (CAGLIARI)

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Galileo Galilei e il metodo scientifico

Galileo Galilei e il metodo scientifico o metodo sperimentale. Sistema geocentrico o tolemaico ed eliocentrico o copernicano.
L'accusa di eresia, l'abiura, gli ultimi anni della vita dello scienziato.
Professoressa Cristina Angela Carisdeo

BAUDOLINO (2000)

Questo romanzo viene classificato come romanzo storico. Il protagonista, Baudolino, di origini alessandrine (tanto per cambiare) viene adottato dall'Imperatore Federico Barbarossa. Baudolino è un ragazzaccio e si inventa un sacco di cose che, casualmente, diventano fatti storici, come la canonizzazione di Carlo Magno, il Graal e la creazione della lettera del Prete Gianni. Baudolino poi parte con i suoi compagni verso Oriente e, attraverso varie peripezie, viaggia attraverso terre leggendarie. Tornato a mani vuote da questo viaggio, Baudolino capisce che non può fare altro che partire alla ricerca di una terra mitica e quindi riparte per il suo ultimo viaggio.
Alcuni autori inquadrano questo romanzo come appartenente al genere picaresco, pieno comunque di riferimenti a fatti storici, miti e leggende medievali, cosa che da un certo punto di vista lo caratterizza anche come romanzo enciclopedico.Anche qui si ritrovano alcuni temi ricorrenti nei romanzi di Eco, ad esempio il Graal, che rimanda ai Cavalieri Templari, presenti già nel "Il Pendolo di Foucault", l'esoterismo e la magia, l'Oriente bizantino e Costantinopoli, il viaggio avventuroso, l'inquietudine del viaggiatore che, appena tornato a casa, sente di dover ripartire (Ulisse ?).

LA MISTERIOSA FIAMMA DELLA REGINA LOANA (2004)

In seguito ad un ictus, Giambattista Bodoni, detto Yambo perde la memoria episodica, cioè riferita al suo passato, mentre mantiene gran parte della memoria semantica, ossia le nozioni apprese a scuola. Per ritrovare la memoria, decide di tornare nei luoghi in cui è cresciuto, fra Langhe e Monferrato (ancora una volta!), dove ritrova tanti documenti del suo passato (dischi, libri, fumetti). Inoltre, scopre un libro antico nella biblioteca del nonno, che Yambo cercava da tanto tempo, e questa scoperta gli procura un nuovo ictus, in seguito al quale però riesce a recuperare i ricordi che gli mancavano.

Un romanzo, quindi, sulla memoria, nel quale l'immagine prevalente, come notano numerosi critici, è quella della nebbia, simbolo dell'oblio, appunto, della perdita della memoria. Attraverso il racconto, Eco sembra voler far "tornare la memoria" agli italiani, facendo loro rivivere, attraverso i documenti che Yambo ritrova in Monferrato, la storia dell'Italia fascista, la Resistenza e la lotta partigiana e c'è chi, per questo motivo, ha paragonato questo romanzo a "Il sentiero dei nidi di Ragno" di Italo Calvino.

Come sempre, il romanzo è pieno di riferimenti storici, a partire dal nome del protagonista, Giambattista Bodoni, omonimo di un famoso tipografo del 1700, e anche dal suo soprannome, Yambo, come lo scrittore e fumettista della fine Ottocento/Inizio Novecento autori di numerosi libri per ragazzi.

A PROPOSITO DELLA PERDITA DI MEMORIA…

Guarda il video EVAPORAZIONE – AREA

.. E A PROPOSITO DE "IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO".

GUARDA IL VIDEO "IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO " – CAPITOLO 1

IL CIMITERO DI PRAGA (2010)
 

Un altro romanzo storico, che questa volte ripercorre la storia del Risorgimento italiano, attraverso le vicende del capitano Simone Simonini, un falsario, che tra l'altro è anche l'unico personaggio inventato (insieme a qualche altro personaggio minore).
Anche qui, il protagonista ha perso la memoria, e quindi inizia a scrivere un diario, nella speranza di recuperare alcuni ricordi. E quindi comincia a ricordare di essere piemontese e di essere cresciuto insieme al nonno, reazionario e antisemita, che aveva scelto il suo nome da San Simonino che, secondo la leggenda, fu scelto come vittima sacrificale dagli Ebrei di Trento nel XV secolo. Alla morte del nonno, costretto ad andare a lavorare presso il notaio Rebaudengo, impara a falsificare i documenti  e viene per questo arruolato dai servizi segreti sabaudi, che lo inviano in Sicilia al seguito di Garibaldi, dove conosce Ippolito Nievo. Torna poi a Torino, e in seguito viene mandato a Parigi, a lavorare per il controspionaggio francese. Nel frattempo costruisce un falso documento che riferisce di una riunione di rabbini nel Cimitero ebraico di Praga, questi ultimi avrebbero deciso i piani per conquistare il mondo e distruggere il cristianesimo. Inoltre, fa arrestare un gruppo di anarchici che stavano progettando un attentato contro l'imperatore. In seguito, viene contattato dai servizi segreti prussiani e, dopo lo scoppia della guerra franco-prussiana, viene coinvolto nei giorni della Comune di Parigi….

Non vogliamo svelare altro per quanto riguarda la trama, come al solito complessa e ricca di colpi di scena, e i personaggi, che sono come sempre numerosi e ben delineati.

Questo romanzo ha suscitato molte critiche, soprattutto da parte di Ebrei, che sostengono che il racconto sia troppo pieno di idee antisemitiche, per cui alla fine il lettore potrebbe essere indotto a credere che alcune affermazioni sugli Ebrei siano vere. Noi ovviamente non entriamo in questa polemica e lasciamo a voi giudicare. Eco, da parte sua, in una intervista di Fabio Fazio, ha affermato di aver voluto "smascherare la costruzione del falso cliché dell'antisemitismo".

GUARDA L'INTERVISTA DI FABIO FAZIO nella trasmissione RAI "Che tempo che fa" nel 2011
 

NUMERO ZERO (2015)
 

Il romanzo si svolge negli anni '90, in particolare nel 1992, cioè negli anni di Mani Pulite e delle stragi mafiose ed ha come protagonisti dei giornalisti, redattori di un giornale fondato "per dar fastidio ai potenti", intitolato DOMANI, con lo scopo di riportare non tanto le notizie in sè ma tutto ciò che sta "sotto" le notizie. Questi giornalisti vengono da diverse esperienze professionali: c'è l'esperto di complotti, il ghostwriter, il giornalista immischiato con i servizi segreti, e il loro giornalismo mescola fatti e dicerie, le fonti non vengono verificate, e attingono spesso i caratteri della cosiddetta "macchina del fango": tutto questo ha sullo sfondo, ancora una volta, la storia italiana recente: il dopoguerra, il golpe Borghese, Gladio e la C.I.A., Licio Gelli e la Loggia P2. Insomma, un romanzo su quel tipo di giornalismo così diffuso a partire proprio dagli anni '90 in Italia, e che continua a prosperare anche oggi, sempre più asservito al potere . E' un giornalismo adatto ai tempi in cui viviamo, in cui il concetto di "normalità" è ribaltato e ciò che dovrebbe essere considerato "anormale" è invece spacciato per "normale" e in cui i giornali, anzichè smentire, mettere sotto inchiesta e provare a riportare a galla la verità, preferiscono in alcuni casi ricorrere al copia/incolla, per cui alla fine, da qualunque fonte arrivi la notizia, questa viene data con le stesse parole e lo stesso rilievo. Il mensile "DOMANI", alla fine,  non verrà mai pubblicato, vittima del complottismo e della paura.
L'ultimo romanzo di Eco, insomma, lascia da parte la filosofia, le dispute teologiche, le tradizioni mitiche e mitologiche e il mondo fantastico per occuparsi di una realtà che è sempre più difficile raccontare.

GUARDA L'INTERVISTA DI FABIO FAZIO nella trasmissione RAI " che tempo che fa" nel 2015

 

E per finire vorremmo ricordare insieme a Umberto Eco, un altro grande uomo di cultura e di spettacolo, Paolo Poli,  deceduto il 25 Marzo del 2016
 

"Nella primavera del 1970 Poli, con l'ausilio del regista Vito Molinari (con cui aveva lavorato alle operette televisive dei primi anni Sessanta) e complice Ida Omboni, negli studi di Torino registra Babau, un'indagine in quattro puntate sulle caratteristiche negative dell'italiano medio (mammismo, conformismo, arrivismo, intellettualismo) e summa del repertorio teatrale della sua attività precedente. Ma in autunno arriva da Roma il diktat di bloccare la messa in onda perché "giudicato inopportuno e spregiudicato". Per sei lunghi anni il programma viene congelato per essere trasmesso nella Rai riformata nell'agosto 1976, perso nel palinsesto estivo. A monito del ritardo nella messa in onda, il titolo diventa Babau '70 . Lo show è un insieme di memorabili performance d'autore: nella prima puntata, sul tema del mammismo, Poli recita la "modesta proposta" di Jonathan Swift di arrostire i bambini in esubero nella Londra della rivoluzione industriale, nonché la celebre interpretazione "en travesti" della madre de La Nemica di Dario Niccodemi, che Poli aveva rappresentato in teatro due anni prima. Nella terza, dedicata all'arrivismo, e definita successivamente dal critico della Stampa Ugo Buzzolan, in occasione della messa in onda, "un documento di quello che per anni non si è potuto fare o dire in televisione", figurano, tra l'altro, un'intervista con la giornalista Camilla Cederna (in quei mesi da molti malvista per i suoi scritti indagatori sull'oscura morte dell'anarchico Pinelli, collegata ai fatti della strage di Piazza Fontana) che se la prende con ecologisti e armatori, Laura Betti che canta due canzoni anticonformiste del suo repertorio, Adriana Asti recita il personaggio della prostituta d'alto bordo da "Gli uomini preferiscono le bionde", e un finale antimilitarista. Tutto allacciato da un diavolo-Poli, che pronuncia ora frasi blasfeme ("Io credo al buon Dio…per forza, se Dio non ci fosse, non ci sarei neanch'io") ora moralistiche ("Sovente dietro il successo ci sono io"). Babau '70, col tempo, è diventato uno dei capitoli più emblematici della storia della censura televisiva, che però non frenò assolutamente l'attività televisiva dell'attore, che iniziò, anzi, a fare incursioni come fine dicitore nei programmi culturali di Sapere. "

Testo di Enrico Salvatori, dalla presentazione di "Babau 2000: omaggio a Paolo Poli"

Piera Scudeletti – Circolo Letterario 6×4

 

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